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10 Aprile 2013
10 Aprile 2013
Redazione ZonalocalebyRedazione Zonalocale

Trent’anni fa la scomparsa del maestro Aniello Polsi

la ricostruzione storica di lino spadaccini

aniello polsi q
Trenta anni fa, il 10 aprile 1983, ci lasciava il M° Aniello Polsi, poeta e musicista, autore tra i più significativi della canzone folkloristica abruzzese. Nato a Mutignano, nel teramano, il 9 gennaio 1905, Aniello Polsi fin da giovane manifestò il suo spiccato amore per la musica apprendendone le prime nozioni da Padre Eustachio Farina nel Collegio Serafico di Tagliacozzo. Ostacolato dalla volontà paterna, s’indirizzo prima agli studi classici, ma una volta conseguita la licenza superiore, preferì seguire l’amore per la musica e si dedicò allo studio del solfeggio, dell’armonia e del pianoforte con il M° Antonio Di Jorio. Al Conservatorio di Napoli “San Pietro a Maiella”, ebbe la fortuna di avere come maestro l’insigne musicista orsognese Camillo De Nardis, autore di varie opere, oratori, musica da camera e canzoni abruzzesi. Polsi giunse a Vasto intorno al 1930, dove mantenne ininterrottamente la cattedra per l’insegnamento della musica, dapprima nella Scuola d’Avviamento e nella Scuola Media, mentre negli  anni ’50 conseguì anche l’abilitazione all’insegnamento di canto e musica corale nelle scuole magistrali.
 
A Vasto incontrò il suo primo amore, la signora Teresa Monteferrante, vedova di Michele Raspa, caduto in guerra. La cerimonia di fidanzamento, avvenuta il 15 agosto del 1931, venne sottolineato con un breve articolo sulle colonne de Il Vastese d’Oltre Oceano: “Alla cerimonia, svoltasi in un’atmosfera di viva cordialità, sono intervenuti i parenti più intimi ai quali è stato servito un signorile rinfresco. Il Maestro Polsi ha anche suonato al piano alcune delle sue più belle composizioni, dando alla festa carattere di più intensa vivacità”.
Convolati a nozze poco tempo dopo, la serenità famigliare venne macchiata dall’improvvisa morte della giovane moglie. Qualche anno più tardi, Aniello Polsi formò una nuova famiglia con la prof.ssa Carla Pinelli, da cui ebbe una figlia, Sandra, la quale, in età matura, seguì la vocazione religiosa entrando in convento.
 
Nei primi anni di presenza a Vasto, Polsi costituì insieme a Gino Martella, Espedito Ferrara e Filandro Lattanzio, un piccolo cenacolo di giovani e squattrinati che amavano le belle arti. Per Polsi quelli furono anni di intensa ispirazione musicale. Particolarmente significativa risultò la collaborazione soprattutto con il poeta dialettale vastese Espedito Ferrara. Una prima collaborazione avvenne nel 1931, con la musica per Ritorna, un “Valse Song”, cantata da Lucia Scotti  in una serata organizzata dalla Filodrammatica del Dopolavoro presso il Teatro Rossetti, e soprattutto l’anno successivo con l’operetta Core mé, che fece conoscere la giovane coppia in tutto l’Abruzzo ed anche oltre regione.
Fiore, Polsi, Martella, in seconda fila Martone, Lattanzio. Altri lavori di particolare interesse e successo furono le musiche create per Lu zie spiccicate, commedia dialettale in tre atti su libretto di Luigi Anelli, Giuvannelle di Scanne, favola drammatica in tre atti su libretto di Guido Giuliante, Passe l’amore, scena campestre su libretto di V. Garzarelli, La marrocca rosce, commedia musicale in tre atti, A lu cafè di Giuvannine, scenetta in due tempi, Ma qualle Catari’, commedia musicale in tre atti, La zingarella cieca, commedia su libretto di I. Zanolini, la commedia musicale per ragazzi Raggio di luna, su libretto di Guido Giuliante e La comitiva del Tennis club, commedia in tre atti di A. Polsi, rappresentata al Teatro Ruzzi di Vasto nel 1966.Era il 16 ottobre 1932 quando andò in scena per la prima volta Core mé. Clamoroso fu il successo di pubblico e di critica, con l’intreccio amoroso di Rusenelle (interpretata da Lucia Scotti), Minghe (Raimondo Sanframonti) e Fiurine (Michele Galante), che ha entusiasmato ed emozionato gli spettatori presenti non solo nel Teatro Rossetti di Vasto, ma anche in altri illustri teatri abruzzesi, come il Fenaroli di Lanciano e il Marruccino di Chieti, soprattutto nell’edizione successiva degli anni ’40, riproposta per interessamento del preside Italo Testa. Tutto questo grazie da una trama semplice, coinvolgente e piena di liricità, creata dalla penna dell’appena ventiquattrenne Espedito Ferrara, esaltata dalle melodie fresche ed eleganti composte da Aniello Polsi.
 
Polsi fu autore poliedrico, con spiccata personalità. La sua vasta produzione musicale e poetica fu molto varia, spaziando dalla musica sacra, con la composizione di due messe di gloria e di una di requiem, a quella profana; da quella da camera, con pezzi pianistici e per violino ed orchestra, a quella teatrale. Insieme al comm. Carlo Boselli, Polsi fu l’anima del Festival della Canzone Abruzzese-Molisana di Vasto, fu anche giudice della Settembrata Abruzzese di Pescara e diresse quattro tradizionali Maggiolate di Ortona, ottenendo sempre plauso incondizionato.
 
“A più d’una di queste mostre canore”, scriveva nel 1978 Gianni Oliva nella premessa a Canti del mio Abruzzo, “Polsi è stato protagonista con composizioni che rivelavano nei testi e nella musica la sua vocazione, i contenuti di un’arte sofferta perché vera, cui egli ha dedicato l’intera vita. Se ad altri infatti si riconosce il talento musicale, di Polsi vanno messe in luce anche le doti di poeta, che il più delle volte si combinano istintivamente con l’armonia (non a caso la maggior parte delle sue creazioni sono firmate da lui per le parole e la musica), ma che da essa possono anche prescindere, come testimoniano i suoi libri di versi dialettali, ossia i due volumi diAriette pajsane e Vaje dicenne dendre di me”.

Aniello Polsi fu autore di commedie, romanze, inni, ma la sua affermata popolarità gli derivò dalla canzone popolare, attraverso la “bella parlatura pajsane”, come affermava il compianto don Salvatore Pepe. “Di tale parlatura”, puntualizzava il sacerdote vastese nella prefazione al volumetto “Ariette pajsane”, pubblicato nel 1965, “che non è solo il dialetto del popolo, ma il linguaggio dei suoi sentimenti, ricco di espressioni imprevedibili oltre che intraducibili, c’è qui una ramaietta tanto gentile quanto distinta, un mazzetto di fiori di campo, umili e preziosi”.
 

I versi del Polsi sono più di quelle parole “messe in colonna così, come le ho sentite”, così come soleva affermare l’autore,  scritte sul foglio quasi per caso, senza rime o preziosismi ermetici, tipici della poesia. Ma il risultato ottenuto dal M° Polsi va oltre, proprio perché alla bellezza semplice e immediata dei versi si abbina una straordinaria melodia capace di entrare nel cuore per rimanervi per sempre. In qualsiasi momento basta ricordare il “motivetto”, per far riaffiorare alla memoria la bella poesia. Il ritornello de “La canzone de nonne” ne è solo un piccolo esempio: “Tuppe-tuppe a lu murtale / s’à ‘mmalate lu spiziale, / pe’ la troppa malatije / s’à vinnute la spiziarije. / Ndi, ndi, nde, / quand’è belle lu cìtele me’.
 
archivio SpadacciniTra le sue innumerevoli canzoni del vasto repertorio popolare, in cui traspare tutta la sua raffinatezza poetica, ricordiamo: Nostalgie di Vaste, La Scaffette, Ci stave ‘na vote, Vocche a vocche e la già citata La canzone di nonne, per la quale, in un articolo negli anni ’70, Giuseppe Rosato ebbe a scrivere: “…È difficile non ricordare il motivo, quel filo conduttore che attraverso il recupero di un’aria popolare porta dall’orecchio al sentimento il ricordo, o più ancora la riconquista, di un caro mondo di affetti che sono in sostanza un nostro patrimonio comune”. 

Verso la fine degli anni ‘40 (fino al 1952), Polsi venne chiamato da Corradino Panerai alla direzione della Scuola Musicale Combattenti e Reduci di Vasto, con annessa Banda Musicale. Fu inoltre direttore della Camera Corale, organizzò concerti nell’Aula Magna dell’I.T.C. “Filippo Palizzi”, prima di diventare organista nella storica chiesa di S. Pietro, demolita in seguito alla frana del 1956, guidata dal parroco don Romeo Rucci, per il quale scrisse un Inno in occasione del suo 50° di sacerdozio.

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“Aniello Polsi fu un’anima profondamente legata alla sua terra natale”, scriveva nel 2005 Giuseppe Catania in occasione del centenario della nascita, “da cui trasse sempre le più belle ispirazioni che oggi costituiscono un ricco patrimonio e la più splendida testimonianza della produzione poetico-musicale che possa vantare una nostra Regione. Un patrimonio che attende di essere scoperto appieno e che merita di essere ulteriormente valorizzato, non fosse altro che per rendere omaggio ad un uomo che ha dedicato a questa città i migliori anni della sua vita e che di Vasto ha cantato le bellezze naturali e spirituali, immortalandole in composizioni musicali che esaltano ancor di più l’inestimabile repertorio lirico-canoro popolare”.
 
In occasione della presentazione del volume Canti del mio Abruzzo, avvenuta nel marzo del 1979, l’amministrazione comunale, nella persona dell’assessore alla pubblica istruzione, Angelina Poli-Molino, organizzò una serata presso il Politeama Ruzzi dedicata al M. Aniello Polsi, al quale venne consegnato una medaglia d’oro, per aver portato il nome di Vasto all’attenzione dell’Abruzzo e del mondo attraverso la sua pregevole opera. Nella seconda parte della serata, la Schola Cantorum, diretta dal M. Antonio Zaccardi, intrattenne il pubblico con una serie di brani del ricco repertorio polsiano. Qualche mese dopo, un nuovo riconoscimento venne conferito al M° Polsi dal Presidente dell’Azienda di Soggiorno e Turismo, avv. Roberto Bontempo, si tratta del “Timone d’oro”, un gioiello di pregevole fattura istituito quale riconoscimento per quanti, con la loro opera ed in ogni settore hanno contribuito a rendere decoro, onore e vanto alla Città del Vasto.
 
Aniello Polsi si spense il 10 aprile del 1983 a Bazzano, in provincia di Bologna, dove si era recato per stare accanto alla moglie e alla figlia Sandra.
 
Il nome di Aniello Polsi è ancora indissolubilmente legato alla nostra città, oltre che per le tante belle canzoni ancora oggi riproposte dai principali gruppi folkloristici abruzzesi, anche grazie al Coro Folkloristico “Aniello Polsi”, nato nel novembre 1983, in memoria del Maestro scomparso qualche mese prima, ed alla significativa intitolazione della Scuola dell’Infanzia nel quartiere San Paolo, voluta dall’allora direttore didattico, prof. Abramo Mariani, con cerimonia avvenuta il 4 giugno 1994, all’amato maestro e professore, educatore di generazioni di giovani studenti vastesi, oltre che al musicista e autore di numerose opere rivolte proprio alle scuole.

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