“Entro la fine del mese chiederò la revoca dell’arresto e la remissione in libertà. Non hanno partecipato alla rapina. Si può dire solo che hanno favorito la fuga”. Lo annuncia Giovanni Cerella, avvocato di due dei tre arrestati per l’assalto al portavalori sull’A14. Il 14 dicembre 2012 un commando di 8 persone ha messo a ferro e fuoco il tratto vastese dell’autostrada adriatica. Armati di kalashnikov, i rapinatori incappucciati hanno aperto il fuoco contro il blindato dell’istituto di vigilanza Aquila di Ortona, hanno disseminato l’asfalto di chiodi a cinque punte, costringendo i vigilantes ad arrendersi, uscire dal mezzo e consegnare le pistole.
Poi, con le motoseghe, hanno aperto come una scatola di tonno il tettuccio del furgone, arraffando 600mila euro e 3mila franchi svizzeri. Nella corsa contro il tempo per agguantare i fuggitivi, le forze dell’ordine sono riuscite a recuperare il giorno stesso 250mila euro e alcune armi.
Si attende ora il responso del Ris di Roma sulle macchie di sangue trovate su due delle auto utilizzate dalla banda nella disperata fuga verso il meridione. Il sospetto è che facessero base in Puglia.
Gli investigatori ritengono che il gruppo sia costituito da otto persone. Tre gli arrestati: Antonio Costantino, fermato a Trivento, lungo il tratto molisano della fondovalle Trigno, e i due presunti basisti che avrebbero favorito la fuga dei rapinatori: Simone De Gregorio, proprietario del garage di via San Giuseppe, a San Salvo, in cui è stata trovata parte della refurtiva, e Cono Surace, originario calabrese, trasferito il 12 febbraio scorso da Vasto a Larino per incompatibilità con la presenza nel penitenziario di Torre Sinello dell’altro presunto basista.
La difesa – “Entro la fine di aprile presenterò istanza di remissione in libertà”, dice l’avvocato Giovanni Cerella, che difende De Gregorio e Surace. “Non sono stati loro a mettere a segno la rapina. Possono essere accusati solo di favoreggiamento per aver ospitato i rapinatori nella loro precipitosa fuga”.