Guido Mazzetti, da una vita nel calcio, modenese di nascita, ma vastese d’adozione, storico mediano della Pro Vasto con cui ha disputato 7 stagioni, dal 1972/73 al 1977/78, con un ritorno nell’annata 1983/84. Conosciuto anche nel settore della ristorazione, all’interno del suo locale sono tante le foto con i personaggi del pallone, tra queste anche una con Josè Mourinho. L’amore e la passione per questo sport sono rimasti immutati nel tempo, si vede, ma soprattutto si percepisce da come ne parla. Oggi è delegato della Lega Nazionale Professionisti, ogni giornata di campionato, su un campo di A o B, ha la responsabilità che tutto vada per il meglio.
450 presenze totali in Serie C, debutta in B con il Modena, la squadra della sua città, nel 1969 a 19 anni, raggiungendo circa 50 presenze in categoria. E’ 12° nella classifica delle presenze di tutti i tempi della Pro Vasto/Vastese, a quota 213 con 5 gol. Per due anni, dal 1987 al 1989, è stato anche direttore sportivo della società locale. I tifosi biancorossi non lo hanno mai dimenticato e tutti quelli che lo hanno visto giocare raccontano con ammirazione e un pizzico di nostalgia le sue gesta.
Sin dagli inizi era un giocatore molto promettente.
A Modena avevamo un grande settore giovanile, l’allenatore era Armando Cavazzutti, in quegli anni c’era il campionato De Martino, un torneo di riserve di tutte le squadre, dove giocavamo noi ragazzi, abbiamo battuto in finale il grande Torino di Felice Pulici e Giovanni Quadri, è stata una soddisfazione immensa.
Con la maglia dei canarini ha esordio anche in Serie B.
Contro il Varese allenato da Nils Liedholm, nella loro squadra quel giorno esordiva Roberto Bettega che segnò il gol della vittoria, finì 1-0.
Poi un giorno le dissero che sarebbe venuto a Vasto, dopo due anni in serie B, era il 1972.
La Pro Vasto e il Modena avevano ottimi rapporti, anche in precedenza avevano mandato due giocatori a Vasto, grazie al lavoro del direttore sportivo di allora, Paolo Borea, che in seguito divenne lo storico ds della Sampdoria scudettata di Vialli e Mancini.
Cosa ha pensato quando è arrivato? Avrebbe mai immaginato che sarebbe rimasto qui e avrebbe anche messo su famiglia?
No, sinceramente non ci volevo stare, a Modena avevo giocato contro e con grandi giocatori, pensavo di rimanere un anno e andare via, poi ho iniziato ad essere apprezzato, la gente mi voleva bene, ho conosciuto mia moglie e sono rimasto per sempre, allenato dai vari Castignani e Uzzecchini.
Dopo i primi due anni a Vasto la voleva il Livorno che stava per essere promosso in serie A.
Offrirono 30 milioni di lire e un portiere affermato, ma non se ne fece nulla, rifiutai, mi ero fidanzato da poco, decisi di rimanere e me lo rinfacciarono pure.
Si è pentito di quella scelta?
Ovviamente non per la mia vita, ma per la carriera sì, avrei potuto giocare in Serie A se avessi fatto altre scelte, ma non è andata così. Già quando giocavo a Modena da ragazzo mi aveva cercato il Torino, mia madre non voleva che mi trasferissi. Mi ero classificato al secondo posto al Nag, il nucleo di addestramento dei giovani calciatori, feci 15 minuti consecutivi di palleggi, fui secondo in Italia.
In seguito ci fu anche un’altra opportunità.
A Pescara, allenatore Tom Rosati, feci un provino, in amichevole contro l’International di Porto Alegre, giocava Falcao e lo marcai io, abbiamo perso 3-0, il Pescara mi voleva, la Pro Vasto chiese tanto e non mi acquistarono.
Com’era la Serie C di allora?
Era la C a girone unico, un campionato difficilissimo, con giocatori e squadre molto forti che potevano fare tranquillamente la serie B. C’erano club di alto livello come Lecce, Catania, Bari, Cosenza, Salerno, anche gli allenatori di allora erano di un’altra tempra, era davvero molto difficile giocare a calcio in quella categoria, può sembrare strano, ma in B facevo meno fatica. Quando hai intorno campioni è tutto più semplice, la palla ti arrivava sui piedi, c’era una maggiore intelligenza calcistica, ti mettevano nelle condizioni migliori. In C invece si picchiava duro, palla lunga e pedalare e chi aveva la sfera tra i piedi eccelleva, è stata un’esperienza che mi è servita molto.
Di gol ne ha fatti pochi ma buoni, sempre decisivi.
Gol salvezza come a Pagani contro la Paganese e a Torre del Greco.
Perché è andato via?
La società mi voleva cedere per fare cassa, andai a Gallipoli che aveva allestito una squadra forte e ambiziosa, in teoria dovevano avere molti soldi, ma in pratica non pagavano e fallirono, mi sono svincolato e sono andato a Lanciano con l’allenatore Balugani che mi conosceva e mi voleva, sono stati due anni tra i più belli della mia carriera, dopo due mesi sono diventato capitano. Da quelle parti si ricordano ancora e mi vogliono bene, anche quella era un squadra forte. Poi ho giocato nella Val di Sangro e sono tornato di nuovo Vasto per dare il mio contributo per risalire.
Poi l’esperienza nella ristorazione che prosegue benissimo.
E’ stata una scommessa vinta, avendo girato molto grazie al calcio e avendo visto tanti alberghi e ristoranti mi ero fatto un’idea, ho visto come si lavorava, mio suocero ha deciso che facessi il direttore di Villa Vignola e penso di essermela cavata.
Come si svolge il suo attuale lavoro in Lega Calcio?
Sono delegato della Lega Nazionale professionisti, mi hanno chiesto di farlo quando ho smesso di giocare, sono stato prima in C e dal 1993 in A e B. Rappresento la Lega prima, durante e dopo la partita, mi occupo delle televisioni, dei giornalisti, comunico i tempi che hanno a disposizione per le interviste, dico all’arbitro quando fischiare l’inizio per la contemporaneità con gli altri campi, mi occupo anche dell’ordine pubblico. E’ un lavoro impegnativo, inizio 4 ore prima, ma mi piace molto, è bello vivere il calcio in questo modo, vedere la partita così dall’interno non capita a tutti, sono un privilegiato, ho tanti vantaggi, tanti amici, facendo questo lavoro conosco moltissime persone, è normale. Ed è anche per questo motivo che mi chiedono pareri sui giocatori e si fidano del mio giudizio, perchè li vedo giocare spesso.
Chi sono i suoi amici nel mondo del calcio?
De Canio, Iaconi, Marotta, Silva, Di Francesco, Sonetti, Bellotto e alcuni giornalisti come Nosotti e Compagnoni di Sky Sport.
Come mai con tutta questa esperienza e le sue conoscenze non lavora anche per il calcio vastese?
Non me lo hanno mai chiesto.
Perché Vasto è scomparsa dal calcio che conta?
Serve programmazione, Lanciano un tempo aveva Vasto come esempio, era il loro modello e Vasto non ha nulla di meno o da invidiarle, solo che lì è stata fatta programmazione, hanno avuto maggiore intelligenza e competenze e ci hanno saputo fare.