La legge utilizza un’espressione latina: aliud pro alio (qualcosa per qualcos’altro). Vendere una cosa per un’altra.
E’ quello che faceva una pescheria di Vasto: pesce ghiaccio cinese al posto dei bianchetti. Questi ultimi dalle nostre parti vengono comunemente definiti pesciolini di maggio, che generalmente si mangiano gratinati al forno, oppure fritti.
I militari della guardia costiera di Punta Penna hanno scoperto anche questo nelle indagini a tappeto eseguite prima delle festività pasquali.
Il proprietario dell’attività commerciale è stato denunciato all’autorità giudiziaria perché “vendeva – racconta Giuliano D’Urso, comandante dell’Ufficio circondariale marittimo – pesce ghiaccio proveniente dalla Cina al posto del bianchetto (novellame di pesce azzurro) di qualità decisamente superiore.
A tal proposito, si esorta l’utenza a prestare sempre la massima attenzione chiedenso eventuali chiarimenti circa la provenienza e lo stato di conservazione, non esitando a contattare, in caso di dubbio, la guardia costiera di Vasto”.
Nell’estate 2008 il Circomare aveva trovato in una padella già sui fornelli della cucina di un hotel della riviera il pangasio del Vietnam, pesce allevato in uno dei fiumi più inquinati del mondo, il Mekong, e spacciato per sogliola, filetto di merluzzo, o dentice.
Ora tocca al pesce ghiaccio finire sui banchi di vendita della città.