Non è stata dimostrata la buona fede dell’acquirente. Con questa motivazione il Tribunale del riesame di Chieti ha respinto la richiesta di dissequestro di uno degli appartamenti del Molino Village di Vasto Marina. La svolta nell’orientamento dei giudici teatini è stata annunciata stamani dal capo della Procura di Vasto, Francesco Prete.
Per oltre 20 appartamenti, il Riesame aveva accolto tra la seconda metà di gennaio e gli inizi di febbraio i ricorsi dei proprietari, ritenendoli acquirenti in buona fede e, dunque, estranei ai fatti contestati all’impresa costruttrice.
La scorsa settimana l’ennesimo ricorso è stato rigettato, ribaltando così il precedente orientamento giurisprudenziale dei giudici del capoluogo, che hanno ritenuto non dimostrata la buona fede dell’acquirente.
A fine gennaio la Procura ha presentato ricorso in Cassazione. La suprema corte deve ora decidere se confermare i dissequestri, oppure annullarli, rimettendo in questo caso gli atti al Riesame per un nuovo giudizio.
La battaglia legale – Sarà la Corte di Cassazione a dire se è legittimo il dissequestro di parte degli appartamenti del Molino Village, il complesso edilizio sequestrato il 7 gennaio sulla riviera di Vasto Marina.
Il procuratore di Vasto, Francesco Prete, ha infatti presentato ricorso alla suprema corte avverso il provvedimento di dissequestro ottenuto da dieci proprietari di appartamenti che, attraverso i loro avvocati, Arnaldo Tascione e Giuliano Milia, hanno sostenuto “la buona fede nell’acquisto. Riteniamo che le vendite in favore di privati fossero possibili in base alle normative urbanistiche regionali. Il costruttore aveva assunto l’impegno a rispettare le leggi urbanistiche e questo, a nostro avviso – dice Tascione – conferirebbe legittimità all’acquisto”.
Sarà battaglia legale sulla vicenda del Molino Village, il complesso edilizio sequestrato in contrada San Tommaso a Vasto Marina, lungo il tratto meridionale della statale 16.
La difesa si avvarrà di due professori universitari per respingere le accuse: due docenti di urbanistica per sostenere che sarebbe tutto regolare.
“Tutti i proprietari che hanno fatto richiesta di dissequestro dei loro alloggi hanno ottenuto la revoca del provvedimento iniziale”, si limita a dichiarare l’avvocato Roberto Cordisco in rappresentanza dell’impresa costruttrice, che si dice tranquilla sui futuri sviluppi giudiziari.
Molto diversa la tesi degli inquirenti. Secondo il procuratore capo, Francesco Prete, che il 7 gennaio scorso ha chiesto e ottenuto dal gip del Tribunale di Vasto, Anna Rosa Capuozzo, il sequestro del complesso edilizio, “il complesso, esteso di un’area di quasi due ettari e composto da un centinaio di appartamenti e da un corpo di fabbrica in fase di costruzione, è stato ritenuto irregolare dal punto di vista urbanistico in quanto realizzato in violazione di un vincolo che destinata quell’area alle sole strutture turistico-ricettive”, ha scritto il magistrato in un comunicato stampa. “Le indagini, effettuate anche con l’ausilio tecnico di un consulente, hanno consentito di rilevare che la gran parte degli immobili ivi realizzati era destinata a residenze private e non all’uso alberghiero”. Nella stessa inchiesta “sono stati sottoposti a procedimento, altresì, alcuni funzionari comunali che – spiega il magistrato – avevano emesso i pareri favorevoli e i permessi a costruire in contrasto col piano di lottizzazione approvato dal Consiglio comunale di Vasto nel 2007″.