Miriam e Dewey. Insieme per regalare un sorriso agli altri. Lei, Miriam Abate, è una giovane vastese di 24 anni. Lui, Dewey, è un cane meticcio di 5 anni. Insieme sono “operatori” di pet teraphy. “Dopo il liceo classico – racconta Miriam- sono andata all’università a Pescara e contemporaneamente ho svolto il servizio civile. Così sono venuta a contatto con questi corsi di pet therapy e alla fine ho messo un po’ da parte l’università da parte per concentrarmi su quello. Io sono una ragazza molto estroversa, e mi piace pensare agli altri prima che a me stessa. Per questo ho pensato che un corso di pet therapy fosse la migliore scelta “. Prima di essere ammessi al corso c’è stata la necessaria fase della selezione. “Innanzitutto ho dovuto consegnare gli esami di Dewey, poi hanno verificato le sue attitudini a questo tipo di terapia. Ma lui è sempre stato abituato a stare in mezzo alla gente ed è un cane molto tranquillo”.
Così è iniziato il corso di formazione presso la cooperativa sociale Diapason di Pescara. “Dopo una fase iniziale, in cui sono state messe alla prova le attitudini di Dewie, siamo scesi nel particolare con educatori cinofili di Ancona. Loro ci hanno aiutato ad entrare in quello che può essere il pensiero del cane. Loro sono pensati ad avere il pensiero del capobranco, ma per svolgere questo tipo di attività devono riconoscere che sei tu il capo. Lui è un cane molto buono, ed oggi vedo che nell’interazione con altre persone cerca sempre il mio sguardo per avere approvazione in tutto ciò che fa. Il percorso per arrivare all’esame è stato molto interessante, con esperienze di tirocinio negli ospedali, nelle case di riposo. Alla base della pet therapy c’è la relazione a due con il proprio animale che poi diventa positiva per gli altri”.
Questo tipo di terapia non trova ancora ampia diffusione dalle nostre parti. “La pet therapy – spiega Miriam- è principalmente rivolta a persone con patologie di disabilità. Ma questo non vuol dire che non faccia bene anche a persone senza particolare patologie. L’animale regala il suo affetto in maniera incondizionata, senza guardare a come sei tu. Nella cura di patologie è una efficace cooterapia. Ad esempio per i bambini in ospedale, sapere che una volta a settimana o più li vai a trovare con il cagnolino, può diventare un modo per superare meglio i periodi di lunga degenza”.
Le attività possono essere diverse e di gradi differenti. “Dipende dall’utente. Per ognuno va stabilito un percorso, con obiettivi ben precisi, con caratteristiche mirate, non può essere generalizzato. A seconda della persona con cui ti relazioni si creano obiettivi. In generale si basa molto sulla conoscenza e quindi con il relazionarsi con l’animale, con il prendersene cura”. Dopo aver conseguito la qualifica, Miriam e Dewie stanno cercando di mettersi a servizio del territorio. “Quest’estate sono stata al campus organizzato ogni anno dal Rotary Club al Poker. Sono stata due giorni a fare attività con i ragazzi. Il primo giorno ci siamo fatti conoscere. Il secondo giorno i ragazzi si sono avvicinati, hanno dato da mangiare a Diwie, l’hanno fatto giocare, camminare”.
Per questo tipo di attività non c’è nessun tipo di controindicazione. “Solo chi è allergico purtroppo non può avvicinarsi”. La pet therapy rappresenta, quindi, un ottimo stimolo per persone che vivono una situazione di difficoltà legata ad uno stato fisico o mentale. “Mi sono resa conto che questo tipo di attività fa davvero bene, anche con azioni molto semplici. Bisognerebbe prestare più attenzione, perchè in tante altre realtà la pet therapy è molto diffusa. Sono terapie che non vanno a sostituirsi alle cure normali ma danno un qualcosa in più. E poi a livello psicologico può dare molto di più rispetto alle tradizionali cure farmacologiche”. Diwie, scodinzolando, approva.