Gli scricchiolii che fanno traballare la maggioranza possono diventare un terremoto da un momento all’altro. In Consiglio comunale va in scena il botta e risposta al veleno tra i socialisti e il sindaco di Vasto, Luciano Lapenna.
Di fatto, il Psi apre la crisi con la dichiarazione di voto pronunciata dal capogruppo, Gabriele Barisano, riguardo alla delicatissima questione della variante alle Nta, norme tecniche di attuazione del Piano regolatore di Vasto, da approvare al più presto perché quelle precedenti sono state annullate dal Tribunale amministrativo regionale, mentre in secondo grado la suprema magistratura amministrativa, il Consiglio di Stato, deve ancora scrivere la sentenza definitiva. Se la complessa procedura della Vas (valutazione ambientale strategica) non verrà completata in tempo, le Nta diverranno molto probabilmente carta straccia. Per approvarle sono serviti cinque anni: l’intero primo mandato dell’amministrazione Lapenna.
Psi, l’astensione che apre la crisi – Le parole di Barisano pesano come macigni: “La nostra astensione è di natura politica. E’ giunto il momento di fare chiarezza. Indietro non si torna”, dichiara lapidario in aula il capogruppo socialista poco prima del voto sulle Norme tecniche, cioè le regole edilizie che stabiliscono le dimensioni dei nuovi edifici, la distanza tra di essi e dal ciglio della strada. L’amministrazione Lapenna ne ha fatto una bandiera della battaglia contro la cementificazione. La parola ultimatum non piace ai socialisti, ma “indietro non si torna” vuol dire una sola cosa: o si azzera la Giunta e se ne forma una nuova riducendo il numero degli assessorati, oppure noi non ci stiamo. Il noi significa i tre consiglieri comunali del Psi: Gabriele Barisano, Luigi Masciulli e Corrado Sabatini. Quest’ultimo, com’è accaduto già altre volte di recente, non è in aula. Nella sua replica, Lapenna, senza fare il nome di Sabatini, sottolinea indirettamente la sua assenza e dice di voler verificare quanti sono in realtà i dissidenti. Barisano controreplica affermando di aver parlato a nome di tutti e tre.
Lapenna: la maggioranza può cambiare – Se la dischiarazione di voto del capogruppo del Psi pesa come un macigno, Lapenna con la sua risposta sembra assestare una pietra tombale sui burrascosi rapporti tra lui e i socialisti. Il primo cittadino agita due spauracchi: il cambio di maggioranza (visto come il fumo negli occhi da alcuni settori del centrosinistra) e, se questo non fosse possibile, il ritorno alle urne. Prima fa un paragone con la politica nazionale: come Bersani dice di volersi cercare su ogni singola legge la maggioranza in Parlamento, anche il sindaco di Vasto può, di volta in volta, chiedere ai consiglieri comunali il voto in aula. Dice che le “forzature non determinano la soluzione dei problemi” e afferma di essere disposto ad andare “oltre l’attuale maggioranza”, alludendo probabilmente a un eventuale appoggio dei tre centristi reduci dalla batosta elettorale di Fli e Udc (Davide D’Alessandro, che già da alcune settimane si definisce consigliere indipendente, Nicola Del Prete e Massimiliano Montemurro).
“C’è un presidente del Consiglio designato senza maggioranze certe, non vedo perché non potrei essere anche io nella stessa situazione. Ultima chance il ritorno alle urne”, dichiara Lapenna.
Le Nta passano con soli 11 voti favorevoli (la maggioranza ha 25 consiglieri) e 9 contrari. Ma tutto scivola in secondo piano. Ora la crisi che covava sotto la cenere scoppia come un incendio che rischia bruciare il centrosinistra a meno di due anni dall’inizio del secondo mandato.