Nicola Di Santo e Mattia Di Santo, padre e figlio, sansalvesi, rispettivamente allenatore e giocatore della Vastese. Il mister è arrivato alla fine di gennaio, in 7 partite ha ottenuto 6 vittorie e 1 pareggio, ma soprattutto, da tecnico esperto, ha riportato tranquillità in tutto l’ambiente con i risultati. Mattia, centrocampista classe ’94, con trascorsi nelle giovanili del Pescara e della Virtus Lanciano, è alla Vastese da inizio stagione, dopo un avvio a rilento a causa di qualche infortunio è diventato titolare in pianta stabile. Li abbiamo incontrati per farci raccontare, nel giorno della festa del papà, come vivono questa singolare esperienza sportiva e non solo.
Mister come si trova ad allenare suo figlio? “Mattia è come gli altri, se non merita non gioca. Per me non è la prima volta, in precedenza ho avuto in squadra anche mio figlio Erminio, l’ho mandato per 4 partite dei play off in tribuna”. E’ cambiato qualcosa tra di voi? “Il nostro rapporto non è cambiato, prima di allenarlo gli dicevo di comportarsi educatamente e rispettare le decisioni dell’allenatore e lui continua a farlo come sempre. E’ una bella esperienza, ci vediamo di più, prima lo accompagnavo al campo e andavo via, adesso passiamo più tempo insieme, spesso c’è anche Pantalone visto che pure lui vive a San Salvo”.
Come si comporta come figlio e come giocatore? “Come figlio non ho nulla da dire, davvero. Come giocatore è la classica mezzala che può ricoprire più ruoli a centrocampo, sta facendo bene”. Può ambire a categorie superiori? “Se viene seguito, con la giusta preparazione e la dovuta esperienza sì”. E’ vero che all’inizio non voleva che lei allenasse la squadra? “Non era tanto favorevole, ma per me è stato più semplice visto che giocava anche con i precedenti allenatori. A casa però non gli anticipo nulla, viene a sapere tutto quando lo sanno gli altri, sarebbe una mancanza di rispetto verso i suoi compagni”.
Mattia conferma la diffidenza iniziale: “E’ vero, all’inizio non ero molto favorevole, non che dubitassi delle sue capacità, ma poi mi sono convito, anche perché avevo sempre giocato con gli altri allenatori e non l’ho messo in difficoltà. Lui mi tratta come gli altri e quindi non ci sono problemi, non gioco perché sono suo figlio. Anche con mio fratello Erminio è stato così, si può dire che sia stato più allenato che mandato in campo da mister Di Santo”.
Adesso vi vedete molto più spesso. “Questa è anche un’occasione che ci permette di trascorre più tempo insieme. Sono stato 5 anni fuori tra Pescara e Lanciano, andavo via alle 14 e tornavo alle 20, ci vedevamo poco, ora è quasi inusuale vederlo così tanto, non ero più abituato, ma mi fa piacere”.
A casa come va? “Non si parla di Vastese, non sarebbe giusto per gli altri, per il resto non è cambiato nulla, con lui ho un bel rapporto dentro e fuori da campo”. Descrivilo come allenatore “E’ tranquillo, è uno che sta sempre dalla parte dei ragazzi, per lui il gruppo è fondamentale, punta molto sul fare squadra e sullo stare insieme, infatti ci dice di aiutarci e che i più grandi devono dare una mano ai più piccoli. Se si è compatti come squadra e nello spogliatoio si è uniti è un grande passo in avanti. Per lui dobbiamo essere una famiglia”.
Da quando ti allena avete mai avuto qualche discussione? “Una piccola discussione c’è stata domenica, ma niente di che, rientravo da un infortunio, non ero al massimo, in campo si sentiva la mancanza di Luongo e Avantaggiato e lui mi chiedeva di spingere e accorciare subito, a volte non ci riuscivo, mi strillava in continuazione, poi gli ho detto quello che pensavo, ma è finita lì”.
Al mister chiediamo un parere sulla sua esperienza sulla panchina biancorossa. “Il bilancio è positivo, quando abbiamo vinto in trasferta contro Penne, Moscufo e Flacco qualcuno storceva il naso, capisco che non siano queste le categorie della Vastese, ma il campionato è difficile e nulla è scontato, non solo per noi, anche per le rivali, lo dimostra la sconfitta della Virtus Cupello a Penne e anche l’Acqua&Sapone ha fatto fatica e perso punti in precedenza. Come ho detto dall’inizio in questi campionati non c’è bisogno solo di gente di categoria superiore, ma ci vuole la mentalità e lo dimostra proprio l’Acqua&Sapone che sta facendo benissimo e da anni va avanti con un’ottima programmazione, è la nostra principale antagonista, ma anche il Cupello è una squadra di categoria assoluta”.
I ragazzi sembrano averlo capito. “Contro Moscufo e Flacco hanno fatto tutto quello che ho chiesto, hanno acquisito questa mentalità che serve per vincere la Promozione, su campi difficilissimi, anche perché brutti e impraticabili, sono stati molto bravi”.
In più ha puntato sulla “vastesità” rilanciando Triglione e Napolitano che in precedenza avevano avuto poco spazio. “In questa categoria è importante avere volontà, per questo ho messo in campo due vastesi come loro che in precedenza avevano giocato meno e non avevano avuto molte opportunità, sono adatti alla Promozione a anche a categorie superiori. Non basta una squadra con dei grandi singoli, ci vuole anche il carattere che i vastesi possono dare, ma non solo loro. Proprio per questo quando è possibile cerco di far giocare anche qualche ragazzo della Juniores in modo da farli crescere. A tal proposito voglio ringraziare il mio vice Michele Stivaletta, lo conoscevo ma non avevamo mai lavorato insieme, ho voluto che mi aiutasse, ha voglia di crescere e di imparare e si è messo a disposizione con grande umiltà, il suo è un aiuto prezioso, anche per far emergere qualche under”.
C’è stato qualcosa di negativo fino a questo momento? “No, perché alla società dico tutto chiaramente senza problemi e loro mi ascoltano, ci confrontiamo e spiego le mie idee, ma poi le scelte le faccio io e nessuno interviene in merito, è giusto che sia così, c’è il rispetto dei ruoli”.
In conclusione il mister manda un messaggio a Sebastiano: “Voglio fargli da parte mia e della squadra un grande in bocca al lupo, vogliamo regalargli quello che si attende, speriamo di farlo il prima possibile e speriamo che quel giorno ci sia anche lui a festeggiare insieme a noi, lo aspettiamo”.