Quando ieri sera, alle 19.09, c’è stata la fumata bianca dalla Cappella Sistina, è stato don Giovanni Pellicciotti, parroco emerito di San Giuseppe, a dare l’ordine di suonare le campane a festa. “Un tempo ogni momento di festa era segnato dal suono della campane -spiega il sacerdote- e la trovo una cosa molto bella. Poi le campane delle chiese del centro storico sono così belle da sentire. Peccato non ci siano più quelle di San Pietro in funzione, quelle erano speciali”.
Anche a Vasto, quindi, si è fatto festa per il nuovo Papa Francesco. Don Giovanni nella sua vita ne ha visti tanti di Pontefici. Lo abbiamo incontrato nel suo studio, mentre sul giornale, “naturalmente L’Avvenire”, dice sorridente lui, leggeva il racconto di questo importante avvenimento per la Chiesa cattolica e non solo.
Papa Francesco è il primo pontefice non europeo. Che segnale hanno voluto dare i cardinali con questa scelta?
E’ l’espressione dell’universalità della Chiesa. La Chiesa non è italiana, francese o europea. La Chiesa è cattolica e quindi chiunque ha il diritto e la possibilità di diventare Papa. C’è anche l’azione dello Spirito Santo, che ci vuol far capire veramente che la Chiesa non è nostra, non è degli uomini, ma è di Dio.
Bergoglio nel 2005 arrivò secondo dietro Ratzinger. In questa occasione il suo nome non era tra quelli che circolavano con più insistenza e alla fine è stato eletto.
Io ci vedo un disegno dello Spirito Santo, perchè lo Spirito Santo normalmente spiazza sempre gli uomini. Noi uomini ragioniamo con criteri puramente umani, ma lo Spirito Santo, come terza persona della Santissima Trinità, ragiona con i criteri di Dio. Nella Bibbia è scritto “le vie di Dio non sono le vie degli uomini” e quindi non mi meraviglia che ciò che non accadde nel 2005 sia avvenuto oggi.
Il Papa si è presentato alla folla di San Pietro con molta serenità, quasi mostrando timidezza.
Io penso che c’è motivo di non sentirsi all’altezza dinanzi a quella folla e pensando che dietro quella folla c’è il mondo intero. Anche la persona più sicura di sè, di fronte ad un fenomeno del genere, dove abbiamo potuto toccare con mano l’universalità della Chiesa, si senta timida, tanto più se si pensa a quelle che sono le responsabilità che un Papa avrà negli anni a venire.
Esprimendo la devozione a Maria, compiendo la visita a Santa Maria Maggiore come primo atto del suo pontificato, ha ricordato molto la figura di Giovanni Paolo II, che fece della devozione a Maria il suo motto.
Non si può essere crtistiani se non si è devoti di Maria. Lei è la strada che Dio ha scelto per venire in questo mondo. La carne di Cristo è la carne di Maria. E non si può essere membri della Chiesa se non si è devoti della Madonna. Io penso che il Papa, che è l’espressione massima della Chiesa, non possa essere Papa se non è mariano. Se poi consideriamo che viene dal sudamerica, dove la cultura spagnola presenta una forte devozione verso la Madonna, espressa anche con tanti sentuari, ecco che capiamo come questo suo spirito di devozione venga dalla sua cultura oltre che dalla sua vocazione.
L’elezione di un Papa è un evento globale. Per i cristiani che vivono la quotidianità delle parrocchie avere un nuovo Papa cosa può rappresentare?
Non è semplice spiegarlo. Naturalmente noi cristiani dobbiamo guardare al Papa con grande fede. Se pensiarmo a quanto sia difficile mettersi d’accordo tra i vari partiti politici nelle varie nazioni mentre nella Chiesa morto un Papa se ne fa subito un altro, possiamo ravvisarvi il segno dell’assistenza dello Spirito Santo dentro questo grande organismo. Il cristiano che ha fede non fa altro che ravvivare la propria fede nella presenza del Signore nella comunità ecclesiale e nella Chiesa tutta. Come noi siamo stati obbedienti ai Papi precedenti, fino a Benedetto XVI di cui abbiamo ammirato la cultura, la fede, la pietà e l’ultimo gesto di grande umiltà di mettersi da parte quando non si sentiva nelle forze di guidare la Chiesa, così noi siamo fedeli a questo Papa, pronti ad essere ossequienti a tutte le iniziative a tutti gli indirizzi che darà alla Chiesa. Il cristiano non guarda tanto all’uomo ma a quello che l’uomo rappresenta. E’ il vicario di Cristo e il successore di Pietro. Per poter capire la Chiesa, anche nelle minime espressioni che sono le nostre parrocchie, bisogna imparare a vivere di fede. Solo alla luce della fede si capisce la realtà della Chiesa.