Macchie di sangue su due delle auto utilizzate dal commando che ha assaltato il portavalori sull’autostrada. Le analizzerà il Ris di Roma. Il reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri entra in scena nuovamente nelle inchieste che riguardano Vasto. Dopo la stagione degli omicidi, ora i militari specializzati nelle indagini sulle tracce biologiche si occupano anche della rapina messa a segno da una banda armata fino ai denti tra i due caselli di Vasto dell’A14.
La rapina – Nella mattina del 17 dicembre 2012, tre auto raggiunsero sull’autostrada il furgone blindato della società di vigilanza Aquila di Ortona, contro cui il commando aprì il fuoco con fucili a pompa e kalashnikov, crivellando di colpi la carrozzeria e i finestrini del mezzo. Le guardie giurate furono costrette a fermarsi.
Dopo aver bloccato la carreggiata sud mettendo di traverso le loro auto e i furgoni di passaggio in quel momento e spargendo sull’asfalto centinaia di chiodi a cinque punte, i rapinatori fecero scendere i vigilantes e rubarono il bottino: 600mila euro (250mila recuperati dagli investigatori il giorno stesso) e 3mila franchi svizzeri.
Gli arrestati – Gli investigatori ritengono che il gruppo sia costituito da otto persone. Tre gli arrestati: Antonio Costantino, fermato a Trivento, lungo il tratto molisano della fondovalle Trigno, e i due presunti basisti che avrebbero favorito la fuga dei rapinatori: Simone De Gregorio, proprietario del garage di via San Giuseppe, a San Salvo, in cui è stata trovata parte della refurtiva, e Cono Surace, originario calabrese, trasferito il 12 febbraio scorso da Vasto a Larino per incompatibilità con la presenza nel penitenziario di Torre Sinello dell’altro presunto basista. E’ difeso dall’avvocato Giovanni Cerella.