“L’imputato non ha mostrato mai alcun pentimento per il fatto commesso, avendo pure dismesso i propri beni a favore del figlio, ciò facendo solo pochi giorni dopo l’omicidio del compianto signor Gabriele Di Tullio, come si può evincere da una semplice visura catastale”. Lo afferma in un comunicato Francesca Di Tullio, figlia del 54enne ucciso il 30 luglio 2012 a Casalbordino dalla fucilata sparata da F.T., 60enne che il 5 marzo scorso ha patteggiato una condanna a un anno e quattro mesi. I fatti sono accaduti in contrada San Pietro Sud. Di Tullio era in campagna a cogliere il granturco, quando è stato colpito a morte dal colpo di fucile esploso dal bracconiere, che prima è fuggito a Genova da alcuni suoi parenti e successivamente è tornato a Casalbordino per costituirsi.
“Il Tribunale di Vasto ha ritenuto sussistere tanto l’ipotesi dell’omicidio colposo che quella dell’omissione di soccorso, tuttavia ritenendo i due reati legati dal vincolo della continuazione e determinando di conseguenza la pena da applicarsi. Come noto, quando due o più reati sono legati dal vincolo della continuazione si applica la pena prevista per il reato più grave (nel nostro caso l’omicidio colposo), opportunamente aumentata, come previsto dall’articolo 81 del codice penale”.
La figlia della vittima aggiunge che “l’imputato non ha mostrato mai alcun pentimento per il fatto commesso, avendo pure dismesso i propri beni a favore del figlio, ciò facendo solo pochi giorni dopo l’omicidio del compianto signor Gabriele Di Tullio, come si può evincere da una semplice visura catastale, il cui rilascio è consentito a chiunque. In più – si legge nel comunicato – il medesimo signor F.T. non ha proceduto a risarcire neppure in parte, né tanto meno ha avanzato offerte di risarcimento a favore delle figlie: Francesca e Angelica, così rese orfane del padre. Quanto alle iniziative giudiziarie da intraprendere, i familiari del compianto signor Gabriele Di Tullio stanno valutando le più opportune azioni”.