“A livello locale mi farò sempre più promotore del cambiamento. Il Partito democratico non deve essere conservatore, ma progressista”, ammonisce Domenico Molino. Il rottamatore vastese torna in pista proprio nei giorni in cui a livello nazionale Matteo Renzi ruba la scena a Bersani e si rilancia nella sfida alla leadership di un Pd ferito dal risultato elettorale, che ha segnato la migrazioni di tanti elettori del centrosinistra verso il Movimento 5 Stelle, primo partito in Italia e a Vasto.
E’ il momento della delusione e dell’autocritica per la coalizione Pd-Sel. Anche in città, dove i due partiti hanno otto consiglieri comunali, pari a un terzo dell’intera assemblea civica, ma cedono il passo a Grillo e ai suoi sostenitori. Il Pd piazza alla Camera Maria Amato dopo una giornata, quella del 25 febbraio, in cui, visti i risultati altalenanti, l’elezione del primario di radiologia dell’ospedale San Pio da Pietrelcina non era sembrata poi così scontata. Mentre 5 Stelle fa il colpaccio e riesce a far eleggere al Senato Gianluca Castaldi.
Molino invita a riflettere sui numeri usciti dalle urne: “Anche su Vasto – sottolinea il consigliere comunale – c’è una fetta rilevante dell’elettorato che ha chiesto un cambiamento alla politica tutta. Il consenso raccolto da Grillo in città deve far riflettere tutti. Non ritengo che questo sia un voto contro l’amministrazione comunale”. Di fronte allo tsunami elettorale “il centrosinistra nel Vastese ha retto meglio che da altre parti. Ma è una magra consolazione”.
La rottamazione – Col linguaggio felpato della diplomazia, Molino rilancia la rottamazione: “A livello locale, mi farò sempre più promotore del cambiamento. Il Partito democratico non deve essere conservatore, ma progressista. Nella riunione della direzione regionale del Pd dirò che siamo di fronte a un dato elettorale pesante: in Abruzzo non siamo ancora riusciti a sorpassare il centrodestra”. Il centrosinistra è arrivato terzo dietro a Grillo e Berlusconi. E la legislatura regionale scade a dicembre.