“Voglio restare a Vasto”, ma “vorrei che la città crescesse e con essa la cittadinanza, troppo spesso ancorata a concetti e credenze ormai defunte”. Valentina Di Michele ha 26 anni e strudia scienze della formazione a Macerata. Vorrebbe non essere costretta a emigrare, come ormai fanno tanti suoi coetanei in cerca di lavoro.
Valentina, perché hai scelto questo percorso di studi?
Ho scelto questo percorso di studi perché vorrei insegnare ed in particolare sto prendendo l’abilitazione per il sostegno perché ritengo fondamentale far sì che l’apprendimento sia possibile per tutti, poiché tutti abbiamo gli stessi diritti e a tutti deve essere garantita la possibilità di raggiungere i più alti livelli d’istruzione così come afferma la nostra Costituzione.
I giovani sono i più colpiti dalla crisi economica. Il 40% dei ragazzi sotto i 30 anni è senza lavoro. Tanti ragazzi vastesi in questi mesi stanno emigrando all’estero. Cosa ti aspetti al termine del tuo percorso universitario, di riuscire a trovare lavoro a Vasto, oppure anche tu hai già in mente di lasciare la tua città per cercare un impiego altrove?
Io voglio restare a Vasto. È importante che ogni giovane reinvesta nella città. Il problema è che per ora lo Stato non garantisce aiuti, incentivi o sussidi. Comunque il mio desiderio sarebbe proprio tornare nella mia città per riportare le conoscenze e le competenze sviluppate con l’università. Vorrei che Vasto crescesse e con essa la cittadinanza, troppo spesso ancorata a concetti e credenze ormai defunte.
Pensi che per le donne siano più difficili, rispetto agli uomini, l’ingresso nel mondo del lavoro e la carriera?
Io ritengo che dove c’è talento, competenza e passione chiunque possa svolgere il lavoro che ha scelto. Il problema è che spesso il lavoro non viene scelto ma imposto dall’esigenza del tirare a campare.
Secondo te, la Festa della donna ha ancora un valore, oppure è ormai superata?
Io non credo che debba esistere un giorno in cui festeggiare la donna, perché è come sputare sul processo di uguaglianza da anni ricorso. Non ha senso festeggiare la donna se, ogni giorno, una su tre muore per colpa di una violenza e non ha senso fare un giorno di questo tipo se poi, ogni giorno, il comportamento delle donne e nei confronti delle donne è ben diverso. Credo, invece, che debbano essere ogni giorno festeggiate quelle persone (donne e uomini) che, nonostante tutto, lavorano per gli altri e cercano di migliorare la nostra società. Ecco questo dovrebbe essere messo in mostra.