Nicola Della Gatta, vice segretario del Partito democratico di Vasto. In città il risultato delle elezioni 2013 dice che la prima forza politica è il Movimento 5 Stelle. Il Pd e il centrosinistra, che pure in campagna elettorale non avevano nascosto grandi ambizioni, sono stati relegati dagli elettori vastesi a un ruolo di secondo piano. I risultati delle elezioni sono una sconfitta?
“È impossibile negare la delusione per un risultato al di sotto delle aspettative. Bisogna prendere atto che nel pieno di una crisi che dall’economia si è drammaticamente trasferita sulla vita reale delle famiglie, delle imprese e dei lavoratori, un elettorato sfiduciato ha preferito scegliere l’incognita piuttosto che le proposte dei partiti tradizionali come il nostro. Queste sono state le elezioni della rabbia. Una rabbia che Grillo e il suo movimento sono riusciti, con successo, a tradurre in consenso. La serietà e la concretezza del programma del Pd non sono stati all’altezza delle aspettative di novità della maggioranza del Paese. Di certo abbiamo pagato l’appartenenza ad un Parlamento che troppo spesso, negli ultimi anni, ha umiliato se stesso mortificando le istituzioni e la politica. L’esasperazione degli italiani ha scavato solchi troppo grandi che non hanno permesso di distinguere le diverse responsabilità per questo stato di cose”.
A Vasto avete avuto fin dalle primarie di fine dicembre la certezza di riuscire a eleggere un deputato: Maria Amato. Perché non avete saputo sfruttare questa opportunità per accrescere i consensi attorno al Pd?
“Il successo del Movimento 5 Stelle deve far comprendere che è quanto mai necessaria una rigenerazione dei partiti, che parta dal loro modo di stare in mezzo alla gente, di condividere progetti, di costruire un rapporto costante con i cittadini, non occasionale o solo durante una campagna elettorale. Se un movimento non strutturato come quello di Grillo, in pochi anni, dal nulla diventa la prima forza politica di Vasto come del Paese, non si può non riconoscere il fallimento dei partiti ad intercettare e comunicare una forte istanza di rinnovamento politico”.
Movimento 5 Stelle primo partito a Vasto. Significa che i cittadini, con questo voto, hanno bocciato l’amministrazione comunale di centrosinistra?
“Credo che ridurre un voto così importante a test sull’amministrazione comunale sia un errore: significherebbe non averne capito la portata. Tuttavia sarebbe sbagliato non cogliere quest’occasione per ritrovarci, come maggioranza, più determinati a raggiungere gli obiettivi che nel 2011 abbiamo condiviso con la cittadinanza. E penso che le urne abbiano consegnato a tutta la classe politica una sorta di ultimatum, di appello al governo e alla responsabilità, che non possiamo non raccogliere anche a livello locale. A Vasto è necessario lasciarci definitivamente alle spalle mesi di dibattito interno alla maggioranza, di verifiche e di mancate opportunità di rilancio dell’azione amministrativa. Solo così potremo arginare questo preoccupante sentimento di sfiducia e dare alla nostra comunità le risposte che merita”.
Il 4 gennaio 2012 lei e il segretario Antonio Del Casale siete stati eletti al vertice del Partito democratico di Vasto. Dopo il risultato delle elezioni politiche 2013 la segreteria dei giovani si sente messa in discussione?
“Sabato riuniremo l’assemblea degli iscritti per un’analisi del voto che, spero, sarà un dibattito aperto e costruttivo. Una sconfitta di questo tipo impone un cambiamento non più rinviabile. Come un anno fa resto convinto che il Pd di Vasto ha un vitale bisogno di andare oltre il consenso delle persone che lo rappresentano e di radicarsi nella società cittadina. Serve uno straordinario impegno quotidiano, rinnovato dal punto di vista della comunicazione, se vogliamo recuperare il consenso perduto in questa consultazione elettorale. Il messaggio uscito dal voto è chiaro: o il Pd riesce a farsi interprete del disagio sociale che attraversa il nostro territorio, la nostra città, e a rispondervi come guida forte all’interno dell’amministrazione comunale, oppure sarà difficile riconquistare la fiducia di quei progressisti che ora si sono rivolti ad altre offerte politiche”.