Sarà la Corte di Cassazione a dire se è legittimo il dissequestro di dieci appartamenti del Molino Village, il complesso edilizio sequestrato il 7 gennaio sulla riviera di Vasto Marina.
Il procuratore di Vasto, Francesco Prete, ha infatti presentato ricorso alla suprema corte avverso il provvedimento di dissequestro ottenuto da dieci proprietari di appartamenti che, attraverso i loro avvocati, Arnaldo Tascione e Giuliano Milia, hanno sostenuto “la buona fede nell’acquisto. Riteniamo che le vendite in favore di privati fossero possibili in base alle normative urbanistiche regionali. Il costruttore aveva assunto l’impegno a rispettare le leggi urbanistiche e questo, a nostro avviso – dice Tascione – conferirebbe legittimità all’acquisto”.
La battaglia legale – Sarà battaglia legale sulla vicenda del Molino Village, il complesso edilizio sequestrato in contrada San Tommaso a Vasto Marina, lungo il tratto meridionale della statale 16.
A distanza di quaranta giorni dall’esecuzione del provvedimento emesso dalla magistratura vastese, emerge che la difesa si avvarrà di due professori universitari per respingere le accuse: due docenti di urbanistica per sostenere che sarebbe tutto regolare.
Sottolinea la difesa: “Tutti i proprietari che hanno fatto richiesta di dissequestro dei loro alloggi hanno ottenuto la revoca del provvedimento iniziale”, si limita a dichiarare l’avvocato Roberto Cordisco in rappresentanza dell’impresa costruttrice, che si dice tranquilla sui futuri sviluppi giudiziari.
Molto diversa la tesi degli inquirenti. Secondo il procuratore capo, Francesco Prete, che il 7 gennaio scorso ha chiesto e ottenuto dal gip del Tribunale di Vasto, Anna Rosa Capuozzo, il sequestro del complesso edilizio, “il complesso, esteso di un’area di quasi due ettari e composto da un centinaio di appartamenti e da un corpo di fabbrica in fase di costruzione, è stato ritenuto irregolare dal punto di vista urbanistico in quanto realizzato in violazione di un vincolo che destinata quell’area alle sole strutture turistico-ricettive”, ha scritto il magistrato in un comunicato stampa. “Le indagini, effettuate anche con l’ausilio tecnico di un consulente, hanno consentito di rilevare che la gran parte degli immobili ivi realizzati era destinata a residenze private e non all’uso alberghiero”. Nella stessa inchiesta “sono stati sottoposti a procedimento, altresì, alcuni funzionari comunali che – spiega il magistrato – avevano emesso i pareri favorevoli e i permessi a costruire in contrasto col piano di lottizzazione approvato dal Consiglio comunale di Vasto nel 2007″.