C’è aria di pareggio. O forse è quello che spera Gianfranco Fini, quando sul palco della Multisala del Corso dice: “Se non ci sarà una maggioranza, diremo: facciamo queste quattro, cinque cose urgenti. Chi è disposto a farle?”.
L’ex presidente della Camera dei deputati torna a Vasto a distanza di quasi cinque anni dal comizio tenuto nel 2008 al Politeama Ruzzi. Altri tempi. Allora aveva appena sciolto Alleanza Nazionale per farla confluire insieme a Forza Italia nel Pdl berlusconiano che si avviava alla vittoria facile contro un centrosinistra reduce dalla crisi del governo Prodi e affidato a Veltroni per rendere dignitosa una sconfitta annunciata.
Uno scenario lontano anni luce. Oggi Fini, dopo il divorzio da Berlusconi (“fui messo alla porta nel giro di 48 ore dal momento in cui mi alzai per dirgli: Che fai, mi cacci?“) è il leader di Futuro e libertà, una delle tre gambe che sorreggono il terzo polo capeggiato da Mario Monti e composto da Fli, Scelta civica e Udc. Col senno di poi ammette che “fu un errore sciogliere Alleanza nazionale“. Lo dice nelle interviste sul pianerottolo del bar della multisala. E’ lì che vede le sagome di cartone di Bruce Willis e degli altri protagonisti del film J.I. Joe – La vendetta. Sono tutti armati. “Sembra la campagna elettorale”, sorride sarcastico il fondatore di Fli. Finite le interviste, mentre scende le scale per entrare nella sala più grande del cinema, un sostenitore lo ferma e gli dice: “Grazie per averci liberato dallo psiconano“.
Nel breve discorso introduttivo, Giuseppe La Rana, coordinatore cittadino di Futuro e libertà, parla del “coraggio di rimettersi in gioco”. In prima fila l’altra candidata vastese, Annarita Racano, il parlamentare pescarese Daniele Toto e il consigliere comunale di Vasto, Nicola Del Prete.
Dal Pdl “non me ne sono andato. Sono stato messo alla porta”, precisa Fini. “Non occorreva essere professori di economia per capire che già nel 2010 il Paese attraversava una fase di stagnazione e che la tempesta ci avrebbe presto travolti”. Il bersaglio preferito è il Cavaliere, che per anni ha voluto “piegare la maggioranza ai suoi desideri. Di fronte a tanta indecenza, avevo il dovere di alzare un dito”, perché “se si è ricchi, si può comprare tutto, ma non la dignità”. Ora “c’è la consapevolezza della necessità di continuare la politica di controllo della spesa da agganciare al rilancio dell’economia”. Sostiene Monti, ma sottolinea: anche “Berlusconi ha sostenuto tutti i provvedimenti del Governo Monti, compresa l’introduzione dell’Imu”.
Di fronte all’ultima ondata di scandali e arresti, “non so se è una nuova Tangentopoli. Quel che è certo è che c’è troppa illegalità. Quando Berlusconi dice che restituirà l’Imu anche in contanti” lascia intendere di voler “occhieggiare agli evasori”. In ambito lavorativo “il denaro contante spesso nasconde il lavoro nero“.
Nell’economia “bisogna combattere l’evasione fiscale, che colpisce le persone oneste” e “per le piccole e medie imprese rendere il mercato del lavoro più flessibile. Se non vogliamo contratti da sei mesi, o da nove mesi e poi pausa, bisogna mettere gli imprenditori in condizione di licenziare” per dare posti di lavoro “in base al merito“.
Il polo montiano non è centrista, secondo il leader di Fli: “Destra, centro e sinistra. Oggi non si risolvono i problemi con le etichette di una volta. Noi siamo una coalizione che mette insieme uomini e donne di centro, destra e sinistra sulle cose da fare”. E su Beppe Grillo: “Ho massimo rispetto per le persone che vanno ad ascoltare un comizio sotto la neve. Grillo è il termometro della febbre, ma da che mondo e mondo il termometro non ha mai guarito nessuno”.
Dopo le elezioni “se non si sarà una maggioranza diremo: facciamo queste 4-5 cose urgenti con chi è disposto a farle. Una legge di stampo europeo sul falso in bilancio”, una riforma “che renda il mercato del lavoro più flessibile”, costruire “le infrastrutture” e approvare “una legge sulla cittadinanza”.
Foto – Fini a Vasto
Fini a Vasto lancia il rush finale della campagna elettorale 2013.