Gentilissima redazione di Zonalocale sono un vostro lettore assiduo, sono vastese e sono impegnato in diverse iniziative locali. Intendo portarvi a conoscenza di una quotidianità con cui un buon numero di vostri concittadini convive. La tanto citata e poco considerata Via San Rocco è il posto in cui vivo, la strada lungo la quale la mia famiglia ha insediato alcune realtà imprenditoriali, il civico che ha visto nascere mio figlio, il terreno sul quale tanti vastesi hanno edificato, la strada che ospita due delle scuole secondarie superiori più conosciute della città, l’arteria trafficata dalla maggior parte dei provenienti dai paesi limitrofi a nord di Vasto per raggiungere il quartiere 167, ed ancora, la strada lungo la quale sta sorgendo un centro assistenza per il sociale che ospiterà bambini meno fortunati. Insomma ho utilizzato questa introduzione perché sono convinto che Via San Rocco sia importante per me quanto per la nostra città e per i suoi abitanti.
Purtroppo non sono dello stesso parere le istituzioni di governo che hanno visitato la nostra zona e le nostre case solo in periodo di campagna elettorale, non sono dello stesso parere le istituzioni di pubblica sicurezza che reputano il contesto sociale ed economico in cui viviamo favorevole all’aumento di furti e crimini, cosicché noi “sanrocchiani” siamo in attesa già da un po’ di: un’illuminazione pubblica almeno parziale, cartellonistica stradale adeguata, un’aggiudicazione di opere pubbliche per la nuova strada con fondi in bilancio previsionale già dall’annualità 2010, un pochino di linea telefonica e connessione internet e, perché no, la visita almeno annuale di qualche dipendente comunale per la pulizia di un quartiere che dicono sia ancora vastese.
Durante questa attesa nella quale le nostre vite di “sanrocchiani” dipendono dalla conduzione politica democraticamente apatica della nostra città e dal torpore legittimo delle forze di pubblica sicurezza, ci interroghiamo sul da farsi chiedendoci se spettano, a noi, solo i doveri di vastesi o se sarebbe lecito beneficiare anche dei diritti di cittadini.
Cosicché la nostra comunità si è organizzata.
Ci tagliamo l’erba in eccesso dell’estate lungo la strada, alcuni evidenziano con bombolette di vernice rossa le buche che si vengono a creare lungo la strada, altri le riempiono evitando che risultino particolarmente pericolose, indossiamo giubbetti ad alta visibilità ed utilizziamo torce per portare a passeggio il cane o per raggiungere la casa del vicino, spazziamo la neve quando ce n’è necessita, lasciamo accese le luci dei balconi per illuminare le strade di ingresso, fotografiamo le indecenze e le inviamo ai quotidiani locali, convochiamo riunioni per discutere sulle problematiche più gravi e immediate, insomma ci diamo da fare.
Nonostante questo, le criticità restano vive, e siamo arrivati alla consapevolezza che il quartiere è abbandonato; le istituzioni che dovrebbero fare l’interesse pubblico diventano oggi complici, “non facendo”, anche dei malintenzionati e dei disperati che si aggirano nel comprensorio. In conclusione, appare evidente che la nostra comunità non può permettersi più questo atteggiamento disinteressato e si riserva, qualora non dovesse ricevere risposte di breve periodo efficaci, di promuovere iniziative popolari.
Danilo Bolognese