Da Il Sole 24 Ore, articolo di Andrea Biondi.
«Alla luce dei pareri acquisiti si approva il progetto presentato dalla ditta Puccioni Spa ai fini del rilascio dell’Aia». La vicenda della Puccioni e il calvario per arrivare alla costruzione del suo impianto “Recogen” arriva così all’epilogo. È vero, manca il documento cartaceo dell’Aia, ma a mettere nero su bianco la parola fine è stata ieri una Conferenza dei servizi di quattro ore al termine della quale è giunta una sostanziale bocciatura del Comune di Vasto, che esce come il vero ostacolo all’avanzamento del progetto, oltre al parere favorevole atteso, nei fatti, da settembre 2011. Insomma, una trafila di 17 mesi per arrivare a un risultato che l’azienda proprio non immaginava così ostico da raggiungere.
«Siamo arrivati a una positiva conclusione – afferma l’amministratore delegato Mario Puccioni – ma ci siamo resi conto di quanto l’ostilità preconcetta di enti e della pubblica amministrazione possa mettere i bastoni fra le ruote».
Ostacoli che all’azienda sono finora costati 112mila euro sottratti al finanziamento stabilito dalla Ue. Da Bruxelles era infatti arrivato a marzo 2011 il placet, unito allo stanziamento di 800mila euro, al progetto della Puccioni – azienda da 40 milioni di euro di giro d’affari che produce fertilizzanti a Vasto – relativo alla costruzione di un impianto per il recupero e la rigenerazione dell’acido cloridrico. Il tutto con un investimento di 2,5 milioni per arrivare a generare, da un rifiuto industriale, solfato di ferro e solfato di zinco da utilizzare nel ciclo dei fertilizzanti. Il progetto della Puccioni risultava fra i 6 italiani premiati all’interno del bando “Ecoinnovation”. Dopo un periodo di negoziazione con i funzionari della Ue, che alla fine hanno confermato in toto lo stanziamento iniziale, a settembre 2011 prende avvio l’iter (procedura di Via) che sfocia in un’iniziale bocciatura, ad aprile 2012. Da qui una richiesta di revisione da parte dell’azienda che si conclude invece con l’approvazione, il 5 giugno 2012, con prescrizioni. Già leggendo quelle prescrizioni (era richiesto il monitoraggio su fratini e gabbiani reali) non era difficile pensare agli ostacoli che il progetto avrebbe incontrato. In effetti si arriva, non senza intoppi, solo a settembre 2012 a una Conferenza dei servizi che richiede precisazioni alla Puccioni, messe nero su bianco a novembre.
Ma l’autorizzazione non si sblocca. Intanto l’Unione europea, dopo aver concesso all’azienda una proroga per l’inizio dei lavori (5 mesi rispetto all’iniziale 30 giugno 2012) mette mano alle forbici con il taglio, a partire da novembre, di 28mila euro per ogni mese di ritardo. Dall’azienda, nel frattempo, partono a inizio 2013 lettere di diffida alla volta della Regione Abruzzo che, dal canto suo, arriva a rivolgere al Comune di Vasto un termine perentorio per inviare la valutazione (prescrizioni sanitarie), che sembrerebbe frenare tutto l’iter, entro il 29 gennaio. Cosa che poi non avviene, mentre fra questa data e la Conferenza dei servizi c’è una missiva, datata 31 gennaio 2013, con cui l’ufficio Via (L’Aquila) propone all’Ufficio Aia (Pescara) la riapertura della procedura di Via. Un ginepraio, insomma, cui la Regione Abruzzo mette fine abbandonando quest’ultima idea e convocando la Conferenza dei servizi. Si arriva così a ieri. Nel verbale di chiusura della Conferenza al Comune di Vasto viene imputata la non conformità di un parere precedentemente fornito «anche sotto l’aspetto procedurale oltre che di contenuto».
Sul primo fronte il sindaco e non un dirigente (come avvenuto) avrebbe dovuto firmare il parere. Sul secondo fronte le obiezioni del Comune (fra le quali la necessità di avere notizie più precise sulla provenienza del rifiuto, i disturbi vari connessi con la presenza di esalazioni) vengono poi ritenute da non prendere in considerazione, visto i pareri di Arta e Asl che vanno in senso opposto.