Slitta di tre settimane l’udienza per l’omicidio di Casalbordino. L’assenza del giudice per motivi personali ha generato il rinvio del procedimento penale a carico di F.T., il sessantenne che ha confessato di aver commesso omicidio colposo, sparando e uccidendo Gabriele Di Tullio, 54 anni. “L’ho scambiato per un cinghiale”, ha confessato ai carabinieri. La difesa ha chiesto il patteggiamento della pena. Oggi a Vasto, nel palazzo di giustizia di via Bachelet, erano presenti i familiari della vittima, rappresentati dall’avvocato Pompeo Del Re. Una volta determinata la pena nei confronti del reo confesso, chiederanno il risarcimento dei danni.
La vicenda – Aveva confessato il 2 agosto scorso, dopo una fuga a Genova dai parenti. Aveva sparato credendo di colpire un cinghiale. Invece, aveva ucciso un uomo. Terrorizzato, era scappato.
Ora il reo confesso, nei cui confronti è scattata la denuncia a piede libero, chiede di patteggiare la pena. Davanti al giudice ammetterà di aver commesso un omicidio colposo F.T., il bracconiere di 60 anni che ha sparato a Gabriele Di Tullio.
Il 30 luglio 2012 il 54enne ex operaio della Sevel di Atessa è stato trovato morto sotto una pianta di olivo nella campagna di famiglia, in contrada San Pietro Sud, a Casalbordino, lungo una stradina interpoderale che si interseca con la statale 16 a circa 500 metri dall’area di servizio Portobello.
E’ morto per dissanguamento, ucciso da una fucilata. Questo il responso dell’autopsia eseguita nell’obitorio dell’ospedale San Pio da Pietrelcina di Vasto dal medico legale della Asl, Pietro Falco. Quel pallettone che ha trapassato il corpo di Gabriele, entrando dal gluteo e uscendo dall’inguine, è partito dal fucile del 60enne reo confesso. L’uomo forse ha scambiato Di Tullio per un cinghiale e ha sparato quando ha sentito il fruscio tra le piante di granturco.
Terrorizzato dalla tragedia che aveva provocato e in preda al panico, F.T. è fuggito dal luogo del delitto ed è andato a Genova da alcuni parenti. Ma il 2 agosto è tornato a Casalbordino per costituirsi presso la caserma dei carabinieri. Nei suoi confronti è scattata la denuncia a piede libero.
“Ho chiesto il patteggiamento della pena. Il giudice deciderà il 5 marzo”, spiega Giovanni Cerella, l’avvocato dell’indagato. La difesa contesta l’ipotesi di omissione di soccorso e sostiene che quella sera di fine luglio il sessantenne abbia commesso solo “un eccesso colposo di legittima difesa”.