Rimangono chiusi nell’ascensore, ma vengono… salvati dal cellulare. E’ accaduto ieri a Vasto a due giovani del posto, Michele e Vincenzo. Lo racconta Michele: “Ero andato a trovare il mio amico che lavora in un ufficio di corso Italia. Ero arrivato davanti al portone, quando ho incontrato Vincenzo, che proprio in quel momento stava rientrando. Ci siamo salutati e abbiamo scambiato qualche parola. Poi abbiamo deciso di salire in ufficio. Appena entrati nel vano ascensore, Vincenzo ha premuto il tasto, che si illuminava, ma non rispondeva ai comandi. A quel punto ha schiacciato più volte il pulsante dell’apertura porta. Niente da fare. Non è una bella sensazione restare chiusi in uno sgabuzzino largo un metro per un metro, o poco più. A quel punto, Vincenzo si è ricordato di avere un amico, Valerio Galante, che lavora per un’azienda di ascensori, la Gtv. Ha provato a chiamare. Il cellulare prendeva. L’amico ha risposto iniziando a dare istruzioni. Ma non riuscivamo a sbloccare l’ascensore. Allora Valerio si è fatto descrivere bene la situazione. Ha capito che l’ascensore si era incagliato, ma era ancora fermo al piano terra. Ha chiesto a Vincenzo di forzare la porta. A quattro mani ci siamo messi a spingerla. Siamo riusciti a sbloccarla. L’ascensore, invece di salire, era sceso. Si era creato uno scalino, su cui siamo saliti per uscire. A quel punto, abbiamo fatto le scale per raggiungere l’ufficio”.
Sono decine di interventi compiuti ogni anno dai vigili del fuoco per sbloccare gli apparecchi elevatori e liberare le persone rimaste chiuse nella cabina e, a volte, prese da attacchi di claustrofobia. Situazioni del genere si sono verificate, ad esempio, in occasione della grandinata dell’11 gennaio scorso, quando le precipitazioni atmosferiche abbattutesi su Vasto hanno causato blackout elettrici in alcuni quartieri della città.