Andrà a processo il 26 giugno S.D.E., la 37enne accusata di abbandono di minorenne. Il rinvio a giudizio è stato disposto oggi, al termine dell’udienza preliminare, da gip del Tribunale di Vasto, Caterina Salusti. La pubblica accusa, rapprasentata dal procuratore Francesco Prete, aveva chiesto che la donna fosse processata. Richiesta accolta dal giudice per le udienze preliminari.
La vigilia dell’udienza – Chiede di poter vedere sua figlia una donna di 37 anni cui il Tribunale dei minorenni ha sospeso la potestà genitoriale. Oggi la mamma, S.D.E., imprenditrice del Vastese, comparirà dinanzi al giudice per le indagini preliminari. Se verrà rinviata a giudizio, dovrà affrontare il processo con l’accusa di abbandono di minori.
La storia inizia nel 2011. La donna soffre di un disagio psicologico legato alla separazione dal marito. Su segnalazione di terze persone, i Servizi sociali di Vasto si occupano del caso, inviando un informativa al Tribunale dei minori dell’Aquila e alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vasto.
I giudici aquilani emettono il primo provvedimento: la bimba, che all’epoca dei fatti ha sei anni, viene affidata alla struttura Genova Rulli, gestita dalle suore. Vengono anche avviate le procedure per la dichiarazione dello stato di adottabilità. La madre rischia di vedersi togliere definitivamente la potestà genitoriale sulla figlioletta. “E’ accusata di non essere in grado di crescere la bambina perché la donna ha avuto problemi psicologici a seguito della separazione dal marito”, dice Gianni Menna, avvocato della trentasettenne.
La vicenda, intanto, potrebbe finire anche davanti al Tribunale di Vasto. E’ fissata per stamani, infatti, l’udienza in cui il gup, Caterina Salusti, dovrà decidere se rinviare a giudizio la donna, accusata di abbandono di minorenne.
“Non c’è mai stato distacco tra madre e figlia”, è la posizione della difesa. “La bimba non è mai stata abbandonata, né moralmente, né materialmente. Il provvedimento adottato dal Tribunale dei minorenni – sostiene Menna – risulta essere sproporzionato ed evocante fatti ancora in corso d’accertamento. Farò di tutto affinché venga restituito alla madre il dirito di visita: attualmente non può vedere mai la figlia in pendenza di un procedimento non ancora definito. Non comprendo i motivi di molte valutazioni dei Servizi sociali. La donna ha superato il periodo difficile, svolge un’attività imprenditoriale insieme ai familiari, che si sono offerti loro stessi di poterla aiutare ad accudire la piccola”.