Due coltelli da cucina con lama da circa 15 centimetri e un mocio Vileda intriso di sangue. Sono i tre reperti cu cui il Ris, reparto investigazioni scientifiche di Roma, ha concentrato le analisi durante la prima seduta degli accertamenti irripetibili. Venerdì a Roma, nei laboratori di Tor di Quinto, i carabinieri specializzati nelle indagini sulle tracce biologiche esamineranno anche le impronte trovate nella casa di via Anghella, dove il 17 novembre 2012 Emidio Del Vecchio, 78 anni, e sua moglie Adele Tumini, 75, sono stati assassinati con 111 coltellate. Indiziato dell’omicidio Marco Del Vecchio, figlio trentasettenne della coppia rinchiuso da quel giorno nel carcere di Torre Sinello. E’ difeso dall’avvocato Raffaele Giacomucci.
Gli altri due figli, Osvaldo e Nicoletta Del Vecchio, sono parte offesa in questa terribile vicenda. Sono rappresentati dall’avvocato Gianni Menna e dall’esperta di criminologia Roberta Bruzzone, che ieri ha assistito alle analisi nei laboratori romani. “A seguito degli primi accertamenti tecnici irripetibili compiuti dal Ris di Roma – afferma Menna – é emerso che immediatamente dopo la commissione del duplice omicidio le copiose tracce di sangue presenti nella scena del crimine sono state completamente ripulite mediante l’utilizzo di uno straccio collegato ad un manico che venne, dopo varie ricerche, rinvenuto, sequestrato e repertato dagli inquirenti in occasione del primo sopralluogo presso l’abitazione di Via Anghella.
La circostanza – sostiene l’avvocato di parte civile – é sicuramente di grande interesse investigativo soprattutto in riferimento agli accertamenti peritali che si stanno compiendo in ordine allo stato mentale dell’unico indiziato del duplice omicidio e, maggiormente, sull’eventuale stato della sua psiche al momento della commissione del crimine. Ad ogni modo, ulteriori elementi verranno forniti venerdì prossimo allorquando gli accertamenti predetti termineranno con l’esame dei rilievi dattiloscopici sui reperti a disposizione degli inquirenti”.