Una colossale truffa delle slot viene a galla dopo due anni di indagini. E coinvolge anche Vasto. Un’associazione a delinquere capeggiata da un boss della ‘ndrangheta calabrese. Un’organizzazione ramificata in 12 regioni d’Italia con tentacoli che si allungavano fino all’Inghilterra e alla Romania. Dei 29 arresti eseguiti tra ieri e oggi dalla finanza, uno è scattato a Vasto. Ma gli investigatori abruzzesi per il momento tengono le bocche cucite. Le fiamme gialle hanno sequestrato 90 milioni di euro nell’operazione Black Monkey che, secondo gli investigatori, ha consentito di stroncare un giro di slot machine truccate. L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore capo di Bologna, Roberto Alfonso.
Il fulcro era a Ravenna, le diramazioni in tutta Italia (Lombardia, Piemonte, Veneto, Toscana, Lazio, Marche, Abruzzo, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna) e all’estero (Gran Bretagna e Romania). Gli indagati sono complessivamente 150. In Emilia Romagna le prime ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Bologna sono state eseguite ieri, a Vasto oggi.
Gli arresti – Anche un appartenente alle Fiamme Gialle in servizio, oltre ad un finanziere ed un ispettore di polizia, entrambi in congedo: sono tra i destinatari delle 29 custodie cautelari (di cui 18 in carcere) eseguite dalla Guardia di Finanza di Bologna sotto la direzione della Direzione distrettuale antimafia felsinea, nell’ambito dell’operazione contro le video slot manomesse che ha sgominato un’associazione a delinquere capeggiata da Nicola Femia (detto Rocco) ritenuto un importante boss della ‘ndrangheta. Sarebbe stato lui l’autore delle minacce a Giovanni Tizian, il giornalista antimafia di Repubblica, l’Espresso e della Gazzetta di Modena: nelle intercettazioni telefoniche emergono colloqui in cui si ipotizza di “sparargli in bocca”. Complessivamente sono 150 gli indagati, in tutta Italia, per il gioco online illegale sottoposti ad altrettante perquisizioni domiciliari.
L’inchiesta – L’indagine, denominata Black Monkey, partì nel 2010 grazie alla denuncia di un operaio marocchino (residente a Bologna) vittima di un’estorsione ed un sequestro di persona (fu preso di forza e caricato in auto) ad opera di persone riconducibili al sodalizio criminale. Figura chiave nell’inchiesta della Procura e delle fiamme gialle è Femia, (pregiudicato per diversi reati tra cui traffico internazionale di stupefacenti e armi) originario di Marina di Gioiosa Jonica ma trasferito dal 2002 a Sant’Agata sul Santerno (Ravenna) per scontare un provvedimento di obbligo di firma presso la polizia giudiziaria.
La ricostruzione dei fatti – Il calabrese proprio in Emilia Romagna, questa la ricostruzione dell’accusa, avrebbe costituito la base operativa dell’associazione, attribuendo un ruolo di rilievo ai due figli (entrambi arrestati) e creando importanti ramificazioni in Italia e all’estero (Gran Bretagna e Romania). Di assoluto rilievo il giro di affari emerso dal gioco on line illecito. Lo testimoniano i numeri dell’operazione. Beni sequestrati per 90 milioni di euro tra tutti i membri del gruppo: 18 auto di lusso, oltre 170 unità immobiliari (tra cui una villa con piscina riconducibile al Femia), 21 società, 1500 schede di slot machine modificate e 30 rapporti bancari. Nel corso dell’attività investigativa è emerso che l’associazione a delinquere era dedita alla promozione e alla gestione del gioco online illegale attraverso la connessione a siti esteri, generalmente di diritto rumeno o britannico. Questo consentiva di non pagare il prelievo erariale unico (il 12% sul volume delle giocate) previsto dalla normativa italiana e, quindi, di evadere le tasse. Inoltre, il sodalizio era solito produrre e commercializzare video slot con schede di gioco illegalmente modificate per occultare allo Stato gli illeciti guadagni.
Diverse, hanno spiegato gli inquirenti durante una conferenza stampa, sono state le estorsioni nella maggior parte dei casi ai danni di soggetti debitori con cui Rocco intratteneva rapporti commerciali. Le minacce venivano poi messe in atto con metodi di stampo mafioso. Le fiamme gialle hanno anche accertato il ricorso sistematico all’intestazione fittizia di società, beni immobili e mobili, al fine di occultare il patrimonio accumulato e preservarlo dall’applicazione delle misure di prevenzione patrimoniale alle quali il Femia risultava sottoponibile. Tra gli arrestati un sottoufficiale della guardia di finanza di Lugo di Romagna (Ravenna) accusato di aver rivelato al Femia particolari sulle indagini a suo carico. Misure cautelari anche per un ex finanziere a Reggio Calabria (avrebbe ricoperto un ruolo nell’intestazione fittizia dei beni riconducibili al sodalizio) e per un ex ispettore di polizia presso la Questura di Reggio Calabria che avrebbe eseguito verifiche non consentite ai terminali delle forze dell’ordine per ottenere informazioni sulle indagini.
I capi d’imputazione – Agli arrestati viene contestata l’associazione a delinquere (aggravata dal metodo mafioso per le estorsioni e dalla transnazionalità) finalizzata al sequestro di persona, all’estorsione, alla truffa perpetrata attraverso video slot illegali, all’esercizio abusivo del gioco d’azzardo on line e al trasferimento fraudolento di valori.
Coinvolta impiegata della Cassazione – Le hanno perquisito l’abitazione e il suo posto di lavoro negli uffici della Corte di Cassazione. Così anche un’impiegata del palazzo di piazza Cavour, a Roma, è rimasta coinvolta nell’inchiesta della Guardia di Finanza di Bologna che, sotto la direzione della Dda, ha eseguito questa mattina le 29 ordinanze di custodia cautelare e sequestrato beni per oltre 90 milioni di euro per stroncare un’attività illecita in Italia e all’estero nel settore del gioco online e delle video slot manomesse.