E’ stato condannato ad un anno di reclusione V.M., 36enne campano, residente a Vasto, che tre sere fa ha messo a soqquadro un bar della città. Era stato il titolare di un bar del centro storico a richiedere l’intervento della Polizia, poichè all’interno del locale c’era l’uomo ubriaco che molestava gli altri avventori e minacciava di bruciare l’esercizio.
Quando la volante è arrivata sul posto, gli agenti hanno trovato l’uomo (di cui sono state rese note solo le iniziali) seduto a terra mentre insultava il titolare del bar. L’uomo, che ha vari precedenti di polizia per reati contro il patrimonio, contro la persona, per stupefacenti e armi, noto alle forze dell’ordine, senza alcun motivo, alla vista dei poliziotti si scagliava, da terra, contro di loro colpendoli con violenti calci.
“Il personale dipendente -spiega Cesare Ciammaichella-cercava di calmarlo vista la presenza anche di altri avventori nel bar, ma il pregiudicato dava sempre più in escandescenze e continuava a colpire e minacciare gli operatori che, anche se con molta difficoltà, riuscivano a farlo uscire dal locale e ad accompagnarlo presso gli uffici del Commissariato. Giunti sul posto, visto il perdurare del forte stato di agitazione dell’ uomo che continuava a dare in escandescenze, si faceva intervenire il 118, che decideva di portarlo al Pronto Soccorso per le cure del caso, dove lo stesso continuava ad inveire”.
Uno degli agenti colpiti è stato poi medicato al pronto soccorso e giudicato guaribile in 8 giorni. “Nell’ambito della vicenda -prosegue il dirigente del Commissariato-, la moglie informata dei fatti, trovava il coraggio di raccontare una serie di vecchie e nuove vessazioni, umiliazioni, minacce e violenze che finalmente venivano redatte in forma scritta come querela dopo il sostegno morale degli uomini del Commissariato. Proprio nel giorno dell’arresto, prima di uscire di casa, il marito l’aveva picchiata, già ubriaco.
La signora si era rifugiata a casa della propria madre ed aveva chiesto alla Polizia, al momento della denuncia, di non accogliere il coniuge in casa nell’ipotesi di arresti domiciliari. Non aveva denunciato le violenze domestiche nella speranza di recuperare il rapporto con il marito”.