Nell’estate 2011 è stato l’incubo degli operatori turistici. Una mazzata per l’immagine di una città che stenta a rilanciare quello che dovrebbe essere il suo settore trainante. E, nonostante le inchieste in corso, anche nel 2012, c’è chi ha continuato ad allacciarsi abusivamente alle tubature di scolo delle acque bianche.
Ora le indagini sullo sversamento di liquami nel mare antistante Vasto Marina cominciano a dare agli investigatori le prime certezze. Si avvicina il punto di svolta nelle inchieste coordinate dal sostituto procuratore Enrica Medori ed eseguite nelle ultime due stagioni balneari dalla guardia costiera di Vasto e dal Noe, nucleo operativo ecologico dei carabinieri a Fosso Marino e alla foce di altri scarichi della zona centro-settentrionale della spiaggia di Vasto Marina, il nucleo storico delle attività turistiche della riviera.
Due notizie di reato sono contenute nelle relazioni consegnate alla Procura di via Bachelet dai militari dell’Ufficio circondariale marittimo. “Esistono altri procedimenti aperti. Sono in corso le indagini”, dice il tenente di vascello Giuliano D’Urso, comandante della guardia costiera di Punta Penna.
Sono attesi i provvedimenti riguardanti Fosso Marino e la contaminazione liquami-acque bianche del 2011.
“In tema di reati strettamente ambientali – afferma il procuratore di Vasto, Francesco Prete – si deve registrare la conclusione di un’indagine relativa all’inquinamento delle acque marine dovuto allo scarico abusivo di reflui alterati dal cattivo stato di manutenzione della rete fognaria”.
D’Urso ha fornito alla magistratura un rapporto dettagliato anche sullo sversamento di mosto e vinacce avvenuto a ottobre nelle fogne della zona industriale di Punta Penna. L’anomalia fu scoperta da militari e polizia municipale perché un tombino tracimò e un incrocio fu invaso dal liquido rosso.