Chiede di tornare totalmente libero R.A, il 35enne vastese accusato di ricatti a sfondo sessuale. “Lunedì presenterò un’istanza di remissione in libertà”, annuncia il suo avvocato, Giovanni Cerella, secondo cui “ormai è trascorso del tempo da quando è stato posto agli arresti domiciliari. Non sussitono più le esigenze cautelari”. Quarantatré giorni.
Era il 28 novembre, quando i carabinieri della Compagnia di Vasto, agli ordini del capitano Giancarlo Vitiello, notificavano all’indagato l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari.
L’indagine ha squarciato il velo che copriva il bondage, il sesso estremo praticato a Vasto. Non è la prima volta che accade in città.
L’indagato è accusato di estorsione. Donne conosciute in chat e poi incontrate nell’intimità di un alloggio. Legate al letto con nastri e corde. Atti sessuali immortalati con la webcam piazzata su un tavolino e registrati sull’hard disk del computer. Filmati imbarazzanti che, secondo gli investigatori, servivano a ricattare le ragazze: o lo facciamo di nuovo oppure i video finiranno su internet, sulla rete in cui le informazioni viaggiano alla velocità della luce e in un secondo diventano accessibili a tutti.
A formalizzare la denuncia nella caserma dei carabinieri di Vasto è stata una 23enne originaria di Lanciano. Ma gli episodi che gli vengono contestati dalla Procura all’indiziato sono 3, per un totale di 4 giovani donne coinvolte. “Erano consenzienti”, sostiene Cerella.
Dai primi di dicembre il 35enne ha ottenuto il permesso a uscire di casa dalle 13.35 alle 22.30 per andare al lavoro in un’azienda della Val di Sangro.