Da 115 a 13. “Riconversione lontana?” chiedeva un cartello presente durante uno dei tanti presidi svoltisi davanti allo stabilimento Golden Lady. “Questa non è riconversione”, ha commentato amaramente Giuseppe Rucci, segretario della Filctem Cgil, interpretando anche il pensiero di Franco Zerra (Cisl) e Arnaldo Schioppa (Uil). Ieri l’ennesimo duro colpo per i lavoratori della ex Golden Lady. Sembrano lontani anni luce i momenti in cui sembrava che la vertenza fosse conclusa positivamente, con l’ingresso della Silda Invest e della New Trade.
Ma le cose non sono andate così. Tant’è che dei 115 lavoratori che l’azienda di Prato impegnata nel settore della riconversione degli abiti usati, di fatto ne impiegherà solo 13. Una parte dei lavoratori non era rientrata per niente a lavorare, scegliendo altre strade. Della cinquantina che aveva ripreso le attività, dopo pochi giorni di prova ne erano rimasti 32. A novembre i primi problemi, con il sequestro dello stabilimento da parte del Corpo Forestale dello Stato per mancanza di alcuni documenti. Situazione presto risolta, con la ripresa della produzione.
Il 19 dicembre un nuovo colpo di scena. La New Trade aveva sospeso le attività, lamentando la mancata erogazione dei conributi previsti da parte della Regione Abruzzo. Dalle sedi regionali, però, avevano prontamente ribattuto che il problema era nella fidejussione presentata dal gruppo industriale, non conforme a quanto previsto dalle norme. Nel corso del presidio del 23 dicembre era stato il presidente della IV commissione regionale, Nicola Argirò, a chiarire: “La New Trade si è aggiudicata ben 2 bandi e i fondi sono pronti per essere erogati. Ma senza la corretta polizza fidejussoria la Regione non darà il denaro. Le regole vanno rispettate”.
Nuova puntata il 7 gennaio, quando dovevano rientrare i lavoratori dopo le ferie natalizie. Cancelli chiusi, dipendenti inferociti e arrivo dei carabinieri. Ieri l’ultima puntata di questa triste vicenda. Nell’incontro con i sindacati l’azienda ha comunicato che 19 persone andranno via. Una notizia che circolava già da un paio di giorni, perchè erano già partite le telefonate di preavviso ai lavoratori.
Nessuna speranza, quindi, anche per i 20 lavoratori che erano rimasti in attesa per poter rientrare a febbraio. Sentori sull’epilogo della vicenda c’erano stati già nei mesi scorsi, quando non era stata avviata la turnazione, così come concordato inizialmente. Da 115 ne sono rimasti solo in 13. E non è che vada meglio a chi resta- Sui pagamenti degli stipendi la situazione è avvolta ancora dalla nebbia fitta. La proprietà, rappresentata dai fratelli Cozzolino, non ha voluto dare certezze su quando (e forse se) i lavoratori riceveranno quanto dovuto.
Giovedì ci sarà un incontro al Ministero per discutere della situazione della Silda Invest, l’altra metà dello stabilimento, dove le difficoltà pure non mancano. Sarà l’occasione per i sindacati di chiedere misure urgenti per salvare tutti questi posti di lavoro.
Già durante il presidio del 22 dicembre era emersa una proposta. “Visto che, nei fatti, la riconversione non c’è stata -avevano affermato i sindacalisti- chiediamo di annullare tutto e trovare una nuova azienda“. Potrebbe essere questa l’ultima carta da giocare. In ballo c’è il destino di tante famiglie, che dopo mesi di sacrifici e di speranza oggi vivono nella disperazione.