“Enrico Di Giuseppantonio ha sempre amministrato la Provincia di Chieti con l’intento di scappare a Roma appena possibile, con lo scopo di occupare un comodo e sicuro scranno parlamentare”. L’affondo è di Camillo D’Amico, capogruppo del Pd in Consiglio provinciale.
“ Nel 2006 l’ex presidente Tommaso Coletti era a fine legislatura come senatore al primo mandato. Era stato eletto nel 2001, quando Berlusconi stravinse le elezioni politiche e in provincia di Chieti, in assoluta controtendenza nazionale, il centrosinistra elesse tre deputati ed un senatore. Il sistema di voto era meno garantista dell’attuale Porcellum e, l’eletto, era vera espressione del territorio.
In quell’anno, l’allora presidente Coletti, tra non pochi combattimenti interiori decise di rimanere presidente della Provincia di Chieti, portare a termine il suo mandato, pur potendosi ricandidare per la comoda poltrona parlamentare, rispettando l’impegno assunto nel 2004 con il corpo elettorale. Partecipai direttamente – afferma D’Amico – a quelle decisioni, che non furono facili per nessuno, ma prevalse il senso della ragione di rimanere al proprio posto per servire la collettività ed, il territorio amministrato, le forze politiche che l’avevano sostenuto e l’avevano candidato.
Invece, Di Giuseppantonio – sostiene il capogruppo del Pd – ha sempre amministrato la provincia di Chieti con l’intento di scappare a Roma appena possibile allo scopo di occupare un comodo e sicuro scranno parlamentare. Questa è stata la sua fissa costante in questi quasi quattro anni di guida dell’amministrazione. Da presidente della provincia e presidente dell’Unione delle Province abruzzesi, ha ben lavorato a difesa dell’esistenza dell’ente.
Questo merito glielo riconosciamo e, per questo, ha trovato appagamento tanto da essere oggi vice presidente nazionale dell’Unione delle Province Italiane. L’abbandono della nave quando è in mare aperto non gli fa onore, così come il fatto di lasciare aperte tante vertenze aziendali, un territorio completamente dimenticato ed abbandonato, strade impercorribili, definizione di tante questioni legate allo sviluppo del territorio completamente aperte e disattese. Sono cose – polemizza D’Amico – che poi peseranno nella valutazione del voto dei cittadini”.