Meno uno alle primarie del Partito Democratico. Il Vastese sarà in campo con tre candidati, nell’auspicio di poter tornare ad avere, a distanza di anni, un proprio rappresentante in Parlamento. In campo c’è la dottoressa Maria Amato, consigliere comunale in carica nel comune di Vasto.
Perché ha scelto di partecipare a questa competizione?
Questa occasione, con una consultazione aperta e con questa modalità di voto con l’alternanza di genere, era da non perdere. Ho pensato che, visto lo spessore del programma di Bersani, in cui chiede competenze, il mio potesse essere un buon contributo in materia di politiche sanitarie. E’ questo l’elemento nodale di questi anni, con un modello che va rivisto, puntando sulla sostenibilità ma non venendo mai meno a quello che è un grande valore italiano, cioè la sanità pubblica e per tutti. Da anni lavoro nel partito regionale per le questioni sanitarie.
Avere tre candidati dello stesso territorio, tra cui due donne, può disperdere voti o lo vede come un valore aggiunto?
Credo possa essere attrattivo per la gente perché le persone vengono invitate a partecipare al voto. In questo modo il programma del Partito Democratico arriva a tanta gente. Il nostro obiettivo oggi è quello di rafforzare il radicamento sul territorio.
Le due anime del partito, dopo le primarie per la scelta del leader sono ancora divise?
Le anime non sono mai due, perché oltre a quelle nazionali ci sono quelle regionali, provinciali e locali. Ma il partito è sempre uno. Se continua a garantire la pluralità delle opinioni il Pd arriverà ad essere quello per cui è nato, cioè un grande partito popolare.
Oltre alla sanità quali sono i temi su cui puntare?
Io devo essere credibile per quello che so fare, quindi certamente la sanità è l’argomento principale da affrontare. Poi certamente le politiche del lavoro portate avanti dal partito sono un argomento da tenere in considerazione, così come il sociale, la scuola, i servizi. Sono i fattori che disegnano la demografia di un territorio. In questi ultimi anni abbiamo visto la fuga dalle periferie verso le metropoli. Per anni in Abruzzo si è stati impegnati a dare servizi alle comunità montane e ora si tolgono senza scelte ponderate e che rivelano precise intenzioni, con il risultato che le zone montane si svuotano. Ecco, uno dei punti su cui sento di potermi impegnare è quello di colmare la “differenza di velocità” delle tre macro-aree regionali: la metropoli Chieti-Pescara, la costa e la montagna. Vanno a tre velocità diverse, è innegabile. Ma noi dobbiamo riportare uno stato di diritto in tutto il territorio.
Che partita sarà quella di domani?
Ce la stiamo giocando in maniera leale e nel rispetto delle regole. Abbiamo la possibilità di parlare con la gente in maniera propositiva. Sentendo anche cosa accade negli altri territori noto che c’è un bel clima di partecipazione. Si possono portare avanti le proprie idee, piuttosto che dover parlare male dei propri avversari. Poi è la prima volta che si affronta una competizione di questo genere, quindi è anche difficile fare calcoli e previsioni. Io ce la sto mettendo certamente tutta.