Nel Risiko delle candidature vince chi ha più truppe cammellate. Chi vuole marciare verso il Parlamento deve prima passare attraverso le Forche Caudine delle primarie indette da due partiti del centrosinistra: il Pd e Sel. La legge elettorale rimane il porcellum, in cui le liste vengono stilate dalle segreterie di partito e chi occupa le prime posizioni ha la certezza di essere eletto, visto che i cittadini possono votare solo il partito e non il candidato che preferiscono. Un Parlamento di nominati.
Per questo, le primarie servono a far decidere ai cittadini i candidati che vogliono inserire in lista. Si terranno in tutta Italia il 29 e il 30 dicembre. Le faranno il Pd e Sel.
Le primarie del Pd – Ogni segreteria regionale sceglierà uno di questi due giorni. Nel giorno scelto si voterà. Alle urne saranno ammessi coloro che hanno votato alle primarie del 25 novembre, vinte da Bersani.
Ma prima vanno individuati i candidati alle primarie. Quattro per ognuna delle quattro province abruzzesi: così hanno deciso i vertici regionali del Partito democratico. In provincia di Chieti un posto nella competizione che varrà la nomination è già assegnato. E’ quello di Giovanni Legnini, senatore uscente. Degli altri tre si discute. Anche a Vasto, dove ieri pomeriggio il direttivo Pd si è ritrovato nella sede di piazza del Popolo.
I competitor – Un aspirante già c’è. E’ Angelo Pollutri. Davanti ai dirigenti locali, il sindaco di Cupello ha ufficializzato la sua intenzione di correre alle primarie.
“Ci sto riflettendo”, diceva invece ieri mattina Domenico Molino. Il rottamatore vastese deve decidere se scendere in campo anche lui. “Potrei farlo, se nel Vastese non ci fosse unanimità su un singolo nome”, ossia quello di Angelo Pollutri, “e se, come sembra, su di me convergessero tutti coloro che hanno sostenuto Renzi in provincia di Chieti”.
Entro il 22 dicembre ogni aspirante deve raccogliere 150 firme per poter essere candidato alle primarie. Pollutri inizia già da oggi a contare le truppe che lo scorteranno.
Per candidarsi, invece, Luciano Lapenna deve chiedere una deroga. Il regolamento nazionale, pubblicato sul sito internet del Pd, parla chiaro: sono indancidabili i sindaci dei comuni con più di 5mila abitanti, salvo eccezioni che dovranno essere motivate e concesse dall’apposito comitato nazionale.