Emidio Natarelli, 25 anni, da due anni e mezzo ha aperto una pescheria, inaugurata il 10 giugno del 2010. Per il giovane vastese si tratta di una questione di famiglia, tutto è infatti partito da suo nonno, che si chiamava Emidio come lui, e che ha iniziato negli anni ’50, come ricorda il cartellone pubblicitario esposto all’interno del locale.
Per te che vieni da una famiglia di pescatori è stato quasi ovvio.
Ho fatto esperienza nella pescheria di mio padre Rocco, ho imparato lì, poi mi sono messo in proprio, era il mio obiettivo, mi piace questo lavoro, ci sono nato, vivo in questo settore da sempre e avrei voluto lavorarci prima possibile, non sono stato obbligato a farlo e non ho mai sentito l’esigenza di dover andare fuori. Adesso sono sei anni che svolgo questa professione, è stato facile iniziare perché conoscevo abbastanza bene tutto.
Come si svolge la tua giornata?
Mi sveglio alle 4.00, non bisogna solo da andare al mercato del pesce, ma fare anche altre cose, come fare un giro negli ingrossi. Poi apro verso le 7.00 e chiudo alle 13.00, nel pomeriggio inizio alle 17.00 fino alle 19.00. E’ pesante, ma riesco a cavarmela, anche grazie a mia mamma Daniela che mi aiuta a pulire il pesce. Riesco a gestire abbastanza bene anche il tempo libero, lavoro fino al venerdì, il sabato dipende, mentre la domenica e il lunedì mi posso riposare, meglio, perché la domenica seguo sempre la Vastese.
Quali sono i vantaggi che offre questo lavoro?
Quello principale è stato di aver appreso tutto dai miei familiari, sin da quando da piccolo aiutavo mio nonno, non ho dovuto imparare da solo, conosco tutto, ed è anche bello vivere all’aria aperta, a contatto con il mare, sono orgoglioso di aver proseguito una trazione di famiglia. Anche se solo adesso ho capito quanto sia difficile avere un’attività propria, ma io ce la metto tutta.
Qual è la parte più difficile?
Ci sono molte spese e il prezzo del pesce ha dei costi elevati, al mercato è già alto, il margine in alcuni casi è limitato e quindi di conseguenza per me è tutto più complicato. Non è semplice come lavoro, non a caso delle pescherie chiudono dopo poco tempo, non ti puoi improvvisare, bisogna essere preparati e specializzati anche per vendere il pesce, non è come fare un caffè, non si impara dopo un po’, ci vuole tempo. Anche se ci sono tanti altri lavori duri e impegnativi.
E’ vero che ci sono troppe leggi che vi penalizzano?
Stare dietro alle tante leggi che ci sono è difficile, bisogna essere molto attenti, il rischio di essere multati è elevato. E’ giusto che ci siano i controlli, ma a volte è tutto troppo complicato e in alcuni casi manca anche una logica. Ad esempio mi hanno fatto acquistare del pesce al mercato, ma poi mi hanno multato perché lo vendevo, c’è qualcosa che non quadra, se non lo posso vendere non può venderlo nemmeno il mercato, dovrebbe essere così. E’ necessaria maggiore chiarezza, ma anche un po’ di tolleranza in più non guasterebbe.
La crisi si ripercuote anche su di voi?
Il vastese ha un legame indissolubile con la cucina di mare, il pesce lo acquista sempre, in alcuni periodi meno, ma qualcosa la viene sempre a prendere. A Vasto per fortuna c’è una grande cultura ittica. Però da dietro il bancone capisci anche come sia cambiata la società, c’è sempre più richiesta di pesce senza spine, la gente non ha voglia di lavorare e di pulirlo.
Oltre alla vendita ti occupi anche di altro.
Ogni tanto insieme ad amici organizziamo qualche evento, la scorsa estate lo abbiamo fatto al Muro delle Lame, è anche un modo per far conoscere le ricette locali e le nostre tradizioni. Vasto è l’unica città dove non si fanno sagre di pesce, nelle altre località di mare sono appuntamenti consolidati da anni. Anche in questi casi abbiamo a che fare con spese elevate, organizzare certe cose è duro, l’amministrazione dovrebbe darci una mano ed essere più interessata e propositiva.
Che consigli vuoi dare ad un ragazzo della tua età che ha difficoltà a trovare lavoro?
Che ci sono dei settori poco sfruttati dove c’è ancora possibilità di aprire della attività che possono avere successo. Magari anche lavori legati al passato che non ci sono più, è inutile aprire sempre le solite attività, ormai ce ne sono abbastanza, meglio i settori di nicchia. Tanti ragazzi vanno a lavorare all’estero sacrificandosi nel fare lavori pesanti pur di vivere lì, forse perché guadagnano di più, ma io preferirei fare qualcosa qui in un settore dove c’è poca offerta. Alcune attività non esistono più, abbiamo perso le nostre tradizioni perché quando c’è benessere non le vuole fare più nessuno e se ne occupano persone che vengono da fuori.
Quale pesce bisogna mangiare a Natale?
Il brodetto ovviamente, ma il pesce in generale, crudo o cotto, non può proprio mancare, è un’importante tradizione che va rispettata e il vastese questo lo farà sicuramente.