La Corte d’appello conferma la condanna: 4 anni e 3 mesi. Anche per i giudici di secondo grado il cinquantennne del Vastese, già condannato dal Tribunale di Vasto, ha abusato della figlia minorenne di un amico. All’epoca dei fatti, novembre 2011, la ragazzina aveva 13 anni. Era stata lei stessa a lanciare l’allarme. Lo aveva fatto in un tema a scuola. In quelle pagine scritte di suo pugno aveva raccontato tutto ciò che era stata costretta a subire. Attenzioni particolari, morbose. Seguite da tanta tristezza e paura. Fino a quando la piccola vittima non aveva deciso di sfogarsi scrivendo tutto sul compito in classe.
L’insegnante di italiano, dopo aver letto il tema, aveva segnalato tutto al preside e da questo, l’agghiacciante storia era stata raccontata ai genitori dell’alunna. Erano scattate la denuncia ai carabinieri e l’immediata inchiesta giudiziaria. Dall’incidente probatorio, affidato a esperti del calibro del noto criminalista Francesco Bruno, era emersa l’attendibilità della vittima.
L’uomo da un anno è rinchiuso nel carcere di Castrogno, a Teramo. In primo grado, il giudice monocratico del Tribunale di Vasto, Anna Rosa Capuozzo, lo aveva già condannato a 4 anni e 3 mesi di reclusione per violenza sessuale su minore. Una condanna confermata oggi a L’Aquila dalla Corte d’appello, composta dal presidente Cirotti e dai giudici Flamini e Tascone. La difesa era rappresentata dagli avvocati Alessandro Orlando e Marisa Berarducci.
“La Corte ha confermato la pena già inflitta in primo grado e condannato l’imputato al pagamento di 15mila euro di provvisionale, oltre alle spese processuali”, spiega Angela Pennetta, avvocato della famiglia della ragazzina.