All’appello mancano altre sei persone. Ma il commando ora sente il fiato sul collo. Il cerchio del piano antirapina si stringe nel tentativo di soffocare i tentativi di far perdere le tracce. Due indiziati sono in cella. Polizia e carabinieri ora provatno a braccare anche gli altri. E sentono di essere sempre più vicini al traguardo: sgominare la banda che ieri ha seminato il panico sull’A14, tra i due caselli di Vasto.
Dettagli – Un colpo che sembra la scena di un film. Porche Cayenne, Audi A8 e Alfa 159 station wagon: tre auto lanciate a folle velocità seguono i movimenti del portavalori e poi lo affiancano sul tratto vastese dell’autostrada. Il punto scelto per colpire è il chilometro 446, in contrada Sant’Antonio Abate, la parte più alta della città, a 144 metri sopra il livello del mare.
In tuta mimetica, con guanti e passamontagna per non lasciare impronte e rendersi irriconoscibili, aprono i finestrini e cominciano a sparare all’impazzata contro il furgone dell’istituto di vigilanza Aquila di Ortona. Colpi esplosi ad altezza di finestrino. Una pioggia di piombo: di proiettili di kalashnikov, mitra e fucili a pompa. “Io passavo per quella stradina che si vede lì in fondo”, ai margini dell’autostrada, “mentre succedeva l’inferno”, racconta su Facebook ancora spaventata una lettrice di ZonaLocale.it. I vetri antiproiettile tengono botta.
La banda s’impadronisce dell’autostrada, costringendo i conducenti di due furgoni a fermare i loro mezzi di traverso sulla carreggiata per ostruire al blindato entrambe le vie di fuga. Uno dei due guidatori viene picchiato selvaggiamente.
I rapinatori seminano sull’asfalto decine di chiodi a 5 punte per forare le gomme del portavalori, già bersagliate coi proiettili, come le altre auto in transito, che bucano e sono costrette a fermarsi. Così il traffico si paralizza e la gang può avere il tempo necessario a rubare e scappare. Le guardie giurate si fermano. Il furgone accosta vicino allo spartitraffico centrale. I tre vigilantes vengono fatti scendere e disarmati.
Inizia l’ultima fase dell’assalto. Due seghe circolari tagliano la botola del tettuccio: il blindato si apre come una scatola di sardine. Dal buco gli uomini mascherati prelevano i sacchi contenenti 600mila euro e 3mila franchi svizzeri.
Gli 8 rapinatori (questo è il numero, secondo gli inquirenti) risalgono sulle loro auto e fuggono a folle velocità. Tre chilometri più a Sud, al confine tra Vasto e San Salvo, le tre macchine inchiodano. E’ il punto più agevole in cui scavalcare la recinzione e trovarsi a due passi dalla strada provinciale che costeggia il Villaggio Siv. A terra, dall’altra parte della rete, ci sono i materassi che attutiscono la caduta.
Qui, in base alle prime ricostruzioni dei fatti, subentra l’unico elemento lasciato al caso: con le armi spianate, il commando ferma le prime due macchine che passano (Fiat Punto e Alfa 75) sulla strada poco trafficata, fa scendere gli automobilisti e riparte verso l’abitato di San Salvo.
Il garage di una casa disabitata all’angolo tra via San Nicola e via De Vito è la base. Lì vicino è pronto un furgone. In quattro entrano nel garage con l’Alfa 75, poi escono e montano sul furgone. Non si sa dove sono destinati. Dopo un po’ tornano a prendere anche l’Alfa.
Movimenti che non passano inosservati. Sul posto si precipitano polizia, carabinieri e vigili urbani. La Punto con dentro un fucile a pompa viene ritrovata in mattinata vicino alla Banca Toscana, a poche centinaia di metri dal garage, in cui la scientifica del Commissariato di Vasto sequestra 30mila euro.
La fuga forsennata continua in Molise, dove il Fiat Scudo bianco viene intercettato da una pattuglia dai carabinieri di Montefalcone nel Sannio, che intimano l’alt, sventano un tentativo di speronamento e si lanciano all’inseguimento. Il furgone esce dalla strada e si ferma dopo 300 metri di sterrato. L’uomo alla guida e i due complici spariscono tra la vegetazione, lasciando dentro l’abitacolo 220mila euro in contanti e tre mitra. Uno dei tre viene rintracciato e arrestato dai carabinieri nelle campagne di Trivento, vicino alla Trignina. Originario di Cerignola, ha 40 anni, è già noto alle forze dell’ordine. Ha le mani sporche di sangue e un paio di guanti in tasca. Sono uguali a quelli usati dai pirati dell’autostrada. Lui finisce agli arresti. Un uomo di San Salvo, invece, è da ieri sera in stato di fermo nel Commissariato di Vasto. E’ sospettato di essere il basista.
Gli investigatori, coordinati del vice questore Cesare Ciammaichella, non si fermano. La caccia continua. E’ una corsa contro il tempo.