My Way 60, l’imbarcazione costruita dal vastese Michele Cassano, ha tagliato il traguardo della regata oceanica Arc. E’ lo stesso Cassano a scrivere i suoi pensieri al termine di questo sogno che è diventato realtà
Ancora non ci credo ma l’Oceano Atlantico lo abbiamo traversato per davvero. Dopo 15 giorni di mare siamo approdati a Santa Lucia nei Caraibi. La partenza è stata emozionante, con un vento che andava rinforzando e subito le prime planate a 15 nodi con poca tela a riva proprio per non farsi prendere la mano e non dimenticare che le miglia da fare sono tante… e noi le vogliamo fare tutte.
Nella notte il vento è rinforzato fino a 45 nodi con onde di 6 metri. L’Atlantico subito mostra i muscoli e noi con un quarto di randa facciamo 17.9 nodi. Nei primi giorni di navigazione dai racconti dalle altre barchesappiamo di molti danni alle vele di prua e stecche rotte e rotaie divelte per le rande. La vita a bordo non è tanto facile, ma My Way 60 da’ un gran senso di robustezza e morale all’equipaggio. Mi sorprende la sua stabilità di rotta sotto pilota automatico in queste condizioni di onda e vento,sembra incollata su due rotaie.
Intanto si studia il meteo ed il momento giusto per strambare. Il vento ci da’ un po’ di tregua, ma sempre dai 25 ai 35 nodi e di notte nei groppi fino a 40 e non li vedi. Portano acqua ed allora si mette la cerata e giù dalla cuccetta per ridurre o regolare le vele. Al centro dell’Atlantico il vento gira verso prua con 30 nodi sempre di notte e sul muso ed allora su la trinca per bolinare.
Superata la bassa pressione il vento torna ad essere portante ma il mare si ingrossa con il suo fetch. Il penultimo giorno, con una rollata ampia della barca, vengo catapultato dalla mia cuccetta di dritta in pieno sul vano motor: mi sveglio dopo la forte botta alla testa alzo gli occhi e sono sotto il tavolo da carteggio rannicchiato. In un secondo penso di aver urtato una balena mentre dorme o qualcosa di grande, poi mi va l’occhio sul log e segna 13.0 nodi. Per fortuna mi sono sbagliato.
L’ultimo giorno vado a prua per scrutare il tramonto e scopro un triangolino sull’orizzonte è l’isola di Santa Lucia, inizio a gridare “terra, terra” a tutto l’equipaggio. Subito si festeggia con una bottiglia di spumante…ci facciamo la doccia! Urlo e grido dal profondo del cuore. Ecco perchè si fa l’Atlantico: gridare, piangere di gioia dopo aver sputato tanto sangue e sudore.
Una barca è facile da costruire, basta prendere un grosso scatolone di un televisore come avevo fatto da piccolo quando giocavo e sognavo, ma solo se è come My Way 60 ti porta dall’altra parte dell’Oceano. Grazie My Way 60 per averci portato fin qui perchè se prima tu eri in debito con me per quello che ti avevo dato nella costruzione, oggi lo sono io per te per quello che hai saputo fare e per cio’che mi hai permesso di fare, sei stata grande grandissima.
Michele Cassano