Sessanta giorni per depositare la perizia. Poi, il 12 febbraio, a palazzo di giustizia l’udienza decisiva dell’incidente probatorio in cui si stabilirà se l’indagato era capace d’intendere e di volere al momento in cui è accaduto il delitto. Da questa decisione dipende l’imputabilità dell’uomo: se fosse incapace, non potrebbe essere eventualmente processato e condannato per la morte dei genitori.
Il 4 febbraio è una tappa cruciale nelle indagini per l’assassinio di Emidio Del Vecchio e Adele Tumini, marito e moglie di 78 e 75 anni barbaramente uccisi con 111 coltellate nel pomeriggio di sabato 17 novembre nella casa di via Anghella che condividevano col figlio, Marco Del Vecchio, 37 anni. E’ lui l’indiziato dell’omicidio. Difeso dall’avvocato Raffaele Giacomucci, nega ogni responsabilità. Dinanzi ai magistrati ha respinto l’accusa. E lunedì scorso, il giorno della perizia psichiatrica, ha fatto scena muta. Non ha risposto neanche alle domande preliminari che gli ha posto il professor Ferruccio Canfora, il consulente tecnico d’ufficio nominato dal giudice per le indagini preliminari, Stefania Izzi. All’esperto il compiuto di elaborare la perizia e depositarla a palazzo di giustizia entro due mesi, ossia il 4 febbraio. I 12 febbraio l’udienza che chiuderà l’incidente probatorio.
“E’ presto per parlare, ma ci sono già elementi per fare delle valutazioni”, ha detto lunedì Roberta Bruzzone uscendo dal carcere di Torre Sinello. La criminologa nota al pubblico televisivo per essersi occupata di tutti i delitti più misteriosi degli ultimi anni rappresenta insieme all’avvocato Gianni Menna la parte offesa: Osvaldo e Nicoletta Del Vecchio, gli altri due figli dei coniugi defunti. Menna e la Bruzzone chiedono un sopralluogo nella casa del delitto per accertare la dinamica del crimine, elemento che la parte civile ritiene fondamentale per la soluzione del caso.