“Questo è il Paradiso terrestre”. E’ Aldo, uno dei dieci giovani che lavorano nella fattoria sociale “Il recinto di Michea”, a dare questa definizione. In località Colle delle Mandorle, vicino all’ex caserma dell’esercito, da un anno si lavora senza sosta.
L’intuizione e la buona volontà di don Gianfranco Travaglini, parroco di san Giuseppe, con la collaborazione di don Domenico Spagnoli, parroco di Santa Maria ( proprietaria dei terreni), hanno tirato su un luogo davvero speciale con un progetto ambizioso. La scelta di questo nome non è casuale. Ci fermiamo nella cappella, da poco consacrata dal Vescovo e dove sono impresse le parole che danno il senso di tutto ciò. “Nell’Antico Testamento -spiega don Gianfranco – la figura del profeta Michea è molto importante. Dopo il rientro del popolo di Israele da Babilonia è a lui che Dio si affida per proteggere i più deboli da coloro che li sfruttano. Li metterò insieme in un recinto sicuro. Così mette insieme le persone più deboli nel nome di Dio e con loro ricostruisce la società”.
Questo il messaggio di fondo che viene riproposto attualizzandolo nell’attuale contesto sociale. “Ho pensato che le persone deboli oggi sono i ragazzi disabili. Finita la scuola questi ragazzi restano a casa senza fare niente. E poi ci sono ex detenuti, che hanno scontato la loro pena, o giovani che concludono il percorso nelle comunità di recupero ma hanno difficoltà nel reinserimento nella società. Ed ecco il senso del recinto sicuro, che non è una limitazione ma una protezione”.
Le cooperative sociali si stanno diffondendo in tutta Italia, anche se con tante difficoltà. “L’obiettivo non è fare volontariato, ma creare delle aziende a tutti gli effetti, così che le persone che vengono a lavorare qui ricevono un salario e possono reinserirsi a tutti gli effetti nella società. Oggi purtroppo non riusciamo. Tutti lavorano senza retribuzione”.
Una visita al Recinto di Michea è un’esperienza interessante. Dalle strutture abbandonate dopo la chiusura della Comunità incontro è nata una vera e propria fattoria. Ci sono galline, pecore, asini, un vitello, un cavallo, i maiali. Si coltiva la terra e si produce il miele. “Stiamo cercando di individuare le attività che possono essere produttive. La produzione del latte per fare prodotti caseari, piuttosto che il miele o la coltivazione degli ortaggi”. Il pomeriggio, poi, alcune signore sono qui per un corso di cucito e per realizzare dei lavori da mettere in vendita per finanziare le attività della Fattoria.
Il clima è sereno, disteso, grazie all’impegno dei volontari. “I ragazzi sono dieci e con diverse provenienze. Ma per loro stare insieme è la migliore cosa che possa esserci. A creare la giusta armonia ci pensa la nostra operatrice Leda Del Borrello. Anche lei sta lavorando gratuitamente”, spiega don Gianfranco.
A guidare i lavori c’è Marco, ormai diventato “il fattore”. Il suo accento tradisce le sue origini settentrionali. Le insidie della vita lo hanno portato qui a Vasto e ora si dona anima e corpo a questo progetto. Insieme ad altri tre giovani abita nella Domus Pacis. “A pranzo e cena io e don Domenico ci troviamo sempre con loro -spiega don Gianfranco- e si crea uno scambio molto bello”.
C’è anche Gennaro, detenuto presso la Casa circondariale di Vasto che, grazie all’articolo 21 e a una borsa lavoro, ogni mattina può recarsi a lavorare qui. “Da sei mesi vengo alla fattoria. Per me è molto importante lavorare. Psicologicamente mi aiuta molto. Devo ringraziare il direttore Brunetti e la cooperativa Volentieri che mi permettono di lavorare in questo luogo”.
E poi, tra gli altri ragazzi, c’è Aldo, che con tutta la sua esuberanza passa da un lavoro all’altro come niente fosse. “Mi occupo degli animali da cortile. Non è difficile, ci vuole solo buona volontà. Certo, gli asini a volte sono testardi. Ma va bene lo stesso”.
Il Recinto di Michea può diventare un punto di riferimento per rispondere alle esigenze del territorio. “Di terreno ce n’è -dice don Gianfranco mentre insieme a Marco programma i lavori dei prossimi giorni-. Ma mancano i fondi. Non si può andare avanti solo affidandosi al pur prezioso impegno dei volontari”. All’interno dell’edificio principale c’è una piccola bottega con alcuni dei prodotti della fattoria. Una buona idea per un regalo utile a Natale.