Loris Della Penna da Monteodorisio, attaccante nato il 2 luglio del 1988, è stato l’autore del primo gol ufficiale della nuova Vastese, il 2 settembre, in casa all’Aragona contro il Cupello, sua ex squadra, in Coppa Italia. Loris, attualmente a quota 7 gol totali, di cui 5 in campionato, si divide tra il campo e il bancone del bar Cascione, del fratello Luca, nel suo paese. “E’ l’unico lavoro che riesco ad abbinare al calcio, in fabbrica con i turni sarebbe tutto più complicato”. Inoltre rivela di avere due idoli: Giuseppe Soria in ambito calcistico e Luca Dirisio in quello musicale.
La tua esperienza nel calcio è partita a rilento.
A 5 anni ho avuto un problema al cuore, per fortuna poi le cose si sono sistemate. Io gioco per divertimento, è la mia gioia, è una dote naturale e poter scendere in campo, dopo quello che mi è successo, è per me già un grande risultato. Devo ringraziare il dottor Carlo Marcelletti, che non c’è più, mi ha curato lui. Ho iniziato a Cupello, sono passato alla Virtus Vasto con mister Lucio Rullo e Paolo Acquarola, con me c’erano anche Nicola Della Penna, Avantaggiato, D’Ippolito, abbiamo vinto tutto. Sono stati anni bellissimi, era il 2000, avevo 12 anni, poi sono andato alla Pro Vasto, ho giocato le finali nazionali a Roma contro la Romulea allenata da Alberto De Rossi. Quando Virtus Vasto e Pro Vasto si sfidavano al campo della 167 non si capiva più niente.
Proprio in quegli anni hai incontrato mister Vecchiotti.
Alla Berretti, è stato un anno negativo, avevo 15 anni, non mi allenavo bene e lui giustamente non mi faceva giocare. Poi contro l’Angolana sono partito titolare, eravamo sotto 2-1, abbiamo vinto 4-3, ho segnato il terzo gol e poi il quarto all’ultimo secondo su cross di Triglione, gli tirai la maglia in faccia, non lo scorderò mai, eravamo a Vasto Marina, pioveva di brutto. Poi però me lo ha spiegato, si comportava così per stimolarmi e per spronarmi a fare meglio, mi scriveva anche sui fogli delle frasi per caricarmi, li conservo ancora.
Poi c’è stata la parentesi a San Salvo prima di Cupello.
Il direttore sportivo Bellandrini mi ha fatto andare via, mi voleva il San Salvo in prestito, avevo 16 anni ed era una buona opportunità, ma sono stato ingenuo ad accettare, siamo retrocessi. L’anno dopo sono passato al Cupello dove sono rimasto 6 anni, cinque in Promozione e uno in Eccellenza. Sono state stagioni fantastiche, ho segnato 110 gol e per tre anni di seguito ho conquistato il titolo di capocannoniere rispettivamente a quota 23, 23 e 24. La soddisfazione più bella è stata vincere il campionato di Promozione, inoltre sono stato anche premiato come miglior giovane d’Abruzzo. A Cupello ho incontrato mister Carosella al quale devo moltissimo, mi ha insegnato tutto, dentro e fuori dal campo, era un’età in cui ero un ragazzo irrequieto, mi ha insegnato a vivere e a sapermi comportare.
In seguito una stagione da dimenticare con il Vasto Marina.
Finita l’avventura al Cupello sono stato nel Vasto Marina, di nuovo con mister Vecchiotti, ma non ho giocato mai, ero sempre infortunato tra tendinopatia e pubalgia. Ho giocato la prima in coppa, ho segnato una doppietta, poi ho fatto qualche spezzone, ma a dicembre sono andato via per curarmi e mi sono fermato, ho perso quasi un anno.
Ed è arrivata la Vastese.
Questa estate Carlo Della Penna, il mio procuratore, mi ha consigliato di accettare la proposta della Vastese, perché ripartiva un buon progetto, soprattutto serio. Così ho respinto la corte che mi faceva Carosella in Eccellenza con il Bojano, mi pregava tutti i giorni. Per me dopo un anno fuori questo ha rappresentato molto, in un periodo di crisi puntare su un giocatore che era infortunato mi ha fatto sentire importante, dovevo assolutamente ripagare tutta quella fiducia.
Ti sei pentito di questa scelta?
Assolutamente no, ho fatto bene, siamo un bel gruppo, stiamo sempre insieme, ci sono giocatori veri come Avantaggiato e Lungo, come fai a non accettare? Se fanno loro la Promozione scendendo di categoria, perché non posso farlo anche io? E poi conoscevo questa piazza, anche se non sapevo chi sarebbe stato l’allenatore e i giocatori, ho accettato senza problemi. In squadra mi trovo bene con tutti, ma Soria è quello che seguo di più, ho la fortuna di avere a che fare ogni giorno con un grande, voglio imparare tutto da lui e cercare di diventare bravo come lui, per me è un esempio, un fratello maggiore, faccio tutto quello che dice, posso crescere ancora grazie ai suoi insegnamenti, lo adoro.
Hai avuto qualche difficoltà?
Questa è una piazza esigente e a volte mi abbatto facilmente, non sempre ho un carattere forte. Non ero abituato alle contestazioni o alle critiche, a Cupello mi trattavano tutti bene, era diverso, ma ovviamente lo sapevo ed è giustamente diverso, ci mancherebbe.
Riesci a conciliare campo e lavoro?
Lavoro 8/10 ore al giorno, poi ci sono gli allenamenti, non ho molto tempo libero. Inizio alle 7 fino alle 14, faccio allenamento e poi dalle 16 ricomincio. Mi aiutano mio fratello Luca e mio zio Claudio Burracchio, ho iniziato a lavorare con lui, mi ha fatto trovare un lavoro, ma devo ringraziare anche la mia famiglia che mi aiuta sempre, così come Luciano Viti che è stato il primo a farmi giocare a pallone, mi ha suggerito lui la tecnica, siamo vicini di casa da 24 anni, mi ha visto crescere.
Quali sono i tuoi obiettivi?
Sogno di giocare in categorie più importanti e di arrivarci con la Vastese, non vorrei sembrare presuntuoso, ma non voglio smettere di sognare e spero di fare qualcosa di importante con questa maglia, anche se non è facile, nel calcio tutto è possibile, vediamo cosa succede.
Fino ad ora hai ottenuto meno rispetto alle tue possibilità?
Quando ho vinto il campionato di Eccellenza dovevo andare via, a giocare fuori, ma non è stato possibile, questo è il mio rimpianto, non essermi mai allontanato da queste quattro mura, forse avrei fatto un percorso diverso e un altro tipo di esperienza mi avrebbe sicuramente aiutato a crescere, non solo nel calcio.
Eppure di opportunità ne hai avute.
Mi voleva l’Angolana, pur di avermi mi avrebbe fatto fare la scuola privata e il pendolare se non volevo vivere fuori. Qualche anno fa provai anche a Roma a Trigoria davanti a Bruno Conti, feci quattro gol, mi sono anche perso per il centro sportivo, avevo 12 anni. Due anni prima feci anche una settimana con l’Inter a Pinzolo, mi hanno premiato con il pallone dell’Inter, mi sono fatto notare anche perché la notte facevo casino. L’anno dopo mi hanno chiamato di nuovo ma ho preferito non andare.
In quel poco tempo libero che hai cosa fai?
Gioco alla playstation, sfido gli avversari online e ascolto la musica di Luca Dirisio, il Compis è il mio idolo, mi piace e finalmente l’ho conosciuto, siamo diventati amici e presto organizzeremo qualcosa insieme nel nostro bar, vi farò sapere.