Potrebbe essere ribattezzato “l’autunno caldo della scuola italiana”. Tante proteste provengono in queste settimane da docenti e studenti, dopo gli ultimi provvedimenti adottati dal governo, o in via di approvazione, che apportano nuove modifiche nel mondo dell’istruzione.
Anche a Vasto e nel Vastese le dimostrazioni di protesta non mancano, per una scuola che, a detta di chi quotidianamente la vive, sta subendo cambiamenti profondi che non sempre sono sinonimo di miglioramento. Avevano iniziato gli studenti del Liceo Classico, alle prese con problemi di orario e di gestione delle attività, dopo la riforma che ha unito 4 licei cittadini (Classico, Scienze Sociali, Artistico, Linguistico).
Poi, il 27 ottobre, il corteo con 1200 studenti lungo le vie della città (video) a ribadire il loro essere a favore di una scuola pubblica. Proteste anche da parte dei docenti. Sono stati gli insegnanti del “Mattioli” di San Salvo, a scendere sul piede di guerra contro la riforma che vuole aumentare le ore di insegnamento settimanali. Fermeranno tutte le attività non obbligatorie fino a quando non si troverà una soluzione.
Anche ieri, nel corso dell’incontro della scuola Fo&Pa, presso il “Palizzi” di Vasto, l’assessore regionale Paolo Gatti e il capogruppo Pd D’Alessandro hanno ascoltato le ansie dei giovani studenti riguardo il loro futuro.
Sempre ieri, nel corso del convegno di San Salvo a cui ha partecipato il segretario della Cisl Bonanni, è stato l’insegnante dell’Ipsia, Edmondo Laudazi, a lanciare il grido d’allarme per una scuola che dovrebbe essere il motore della società ma che viene bistrattata. “Qui non abbiamo neanche i soldi per comprare la carta igienca”, ha detto Laudazi per far capire in che condizioni si lavora.
Problemi che si trascinano ormai da anni e che, alla fine dei conti, vanno a discapito dei giovani che sui banchi di scuola vivono anni decisivi per la loro formazione e per il loro futuro. Ora sono in programma altre manifestazioni. Il 14 c’è lo sciopero nazionale, a cui parteciperà anche il mondo della scuola.
A fine novembre si tornerà in piazza per far sentire la propria voce, per chiedere interventi urgenti a favore della formazione e della crescita delle nuove generazioni.