Tre concetti riassumono la posizione di Luciano Lapenna, che non cambia la Giunta, né la maggioranza uscita dalle urne lo scorso anno. Primo concetto: “Se non ci sono le condizioni, non si va avanti”. Secondo: “Non è per dire: non si fa nulla, ma è per spiegare che tutte le forze di maggioranza sono contrarie al cambiamento della Giunta, allora non è possibile un atto di forza da parte del sindaco”. Terzo: “Ai socialisti non ho mai chiuso la porta. Il mio documento non è contro. E’ per”.
Nonostante i toni morbidi usati dal primo cittadino, rimane il braccio di ferro coi socialisti. Nella Sala del Gonfalone, attorno al tavolo della Giunta, siedono i rappresentanti di cinque partiti su sei: Pd (Nicola Della Gatta, Lina Marchesani, Nicola Tiberio), Sel (Sante Cianci, Anna Suriani), Idv (Elio Baccalà), Giustizia sociale (Luigi Marcello) e Rifondazione comunista (Paola Cianci). Manca solo il Psi che, come annunciato ieri, era assente anche dal faccia a faccia sindaco-maggioranza.
Lapenna, con accanto il presidente del Consiglio comunale Giuseppe Forte, legge il documento che ha scritto nelle ore che hanno separato il vertice mattutino dalla conferenza stampa urgente convocata per le 15.30. Elenca le cose fatte e da fare. “Ho chiesto responsabilità. Tutti mi devono aiutare a risolvere i problemi, devono farlo per la gente. Siamo alla vigilia di decisioni che devono essere condivise dalla maggioranza. Ho rivendicato le tante cose fatte, la gestione oculata, l’aver messo fuori dalla porta il clientelismo” e poi “la lotta all’abusivismo commerciale”, “la difesa dell’ambiente”, “il sostegno al mondo delle imprese”. Tutto questo con “grande lavoro, grande impegno di tutti”.
Le liti nel centrosinistra – “Ho chiesto alla maggioranza di non guardare sempre il bicchiere mezzo vuoto. Ci si accalora anche tra di noi, a volte” con discussioni che dovrebbero appartenere “più all’opposizione che alla maggioranza”. Eppure “questa coalizione è vincente dagli anni del governo Falconio”, presidente della Regione Abruzzo dal 2000 al 2005. “E’ la conseguenza del buon lavoro e del fatto che la città ci vuole bene. Ho bisogno di sapere se esiste ancora una maggioranza solida che, nel rispetto della volontà popolare, vuole continuare ad andare avanti. Abbiamo un dovere verso la città, abbiamo un vincolo legato al programma. Non è pensabile che si possa andare in Consiglio comunale pensando ogni volta di cercare la maggioranza”.
Poi ribadisce: “Siamo alla vigilia di importanti decisioni. Ecco perché ho chiesto un gesto di grande responsabilità a tutte le forze politiche, anche a chi oggi ha deciso di non partecipare. E’ chiaro che ognuno si prende le proprie responsabilità”, visto che “al vertice di stamattina tutte le forze politiche mi hanno detto di andare avanti. Erano assenti i socialisti”, che potrebbero puntare i piedi. A quel punto, “se non ci sono le condizioni, non si va avanti” e si torna a votare. “Questo mio documento non è per dire: non si fa nulla, ma è per spiegare che tutte le forze di maggioranza sono contrarie al cambiamento della Giunta, allora non è possibile un atto di forza da parte del sindaco. Dico no alle posizioni traccheggiate, né accetterò lo stillicidio dei Consigli comunali, come invece ha fatto qualche mio collega qui vicino”. Il riferimento è a Gabriele Marchese, ex sindaco di San Salvo, sfiduciato da parte della sua maggioranza nell’estate 2011.
“Ho detto no al cambiamento della maggioranza premiata dagli elettori. Avrei potuto chiedere in Consiglio comunale altri voti”, ad esempio quello dei tre consiglieri centristi, “ma non credo si possa fare in questo periodo” in cui cresce l’antipolitica e il disprezzo dei cittadini verso le logiche spartitorie. “All’interno di questa maggioranza – sottolinea Lapenna – chiedo il rispetto del voto popolare. Ai socialisti non ho mai chiuso la porta. Il mio documento”, quello che ha letto in conferenza stampa, “non è contro. E’ per”.
Foto – Lapenna: non cambio né Giunta, né maggioranza
Il sindaco di Vasto, Luciano Lapenna, va avanti con la Giunta formata dopo le elezioni 2011. Pd, Sel, Idv, Giustizia sociale e Rifondazione comunista hanno detto no alla richiesta del Psi, che vuole un assessorato.