Quattro vicende giudiziarie. Tre omicidi e un’aggressione a coltellate. Autunno e inverno caldi a Vasto, dove si apre la stagione dei processi importanti sui fatti di cronaca che hanno scioccato l’opinione pubblica.
Omicidio Paganelli – Il 24 novembre è la data fissata dal Gip del Tribunale di Vasto, Anna Rosa Capuozzo, per l’avvio delle perizie sul delitto di San Salvo, dove il 14 agosto scorso è stata assassinata a coltellate Albina Paganelli, 68 anni, nella sua casa di via Fedro. Un pool di esperti dovrà stabilire se l’indiziato numero uno, Vito Pagano, sansalvese di 28 anni, era capace di intendere e di volere quando è entrato nell’abitazione della vittima.
E’ Stefano Ferracuti, professore di psicologia clinica presso l’Università La Sapienza di Roma, il consulente tecnico d’ufficio scelto dalla Procura. I ctu nominati dal giudice per le indagini preliminari sono due: la psichiatra teramana Maria Cinapro e Vittorio Sconci, direttore del Dipartimento di salute mentale dell’Aquila. Due i periti di parte civile: Cristian D’Ovidio e Massimo Di Giannantonio, docenti dell’Università di Chieti sono stati nominati dagli avvocati Giovanni e Antonino Cerella, che rappresentano la famiglia Paganelli.
Il 25 gennaio in Tribunale si terrà la discussione sugli esiti delle perizie.
Omicidio Neila – “Abbiamo depositato l’appello. Non ancora è stata fissata alcuna data”, dicono a ZonaLocale.it gli avvocati Pasquale Morelli e Giampaolo Di Marco, che difendono Matteo Pepe, il 44enne imprenditore edile di Motta Montecorvino (Foggia) condannato a 16 anni in primo grado per omicidio volontario aggravato. Al termine del processo, svoltosi a Vasto la scorsa estate con rito abbreviato, il giudice ha ritenuto Pepe colpevole di aver ucciso Neila Bureikaite, la ventinquattrenne lituana accoltellata nella casa di via Pertini in cui i due convivevano.
Ora si apre il secondo round. Stavolta davanti ai giudici della Corte d’assise d’appello dell’Aquila.
Secondo la difesa, il gesto di Pepe sarebbe frutto di “una situazione di tensione esasperata” creatasi nella coppia, ragion per cui il movente “non può essere definito passionale in senso stretto. Matteo Pepe non è un delinquente e in carcere ha intrapreso un percorso personale finalizzato a trovare delle risposte all’accaduto, ma il suo atteggiamento non è mai stato contrario al processo”, nessun espediente per sfuggire alle proprie responsabilità. Per questi motivi, la pena sarebbe “eccessiva, anche perché è caduta l’aggravante prevista dall’articolo 577 del codice penale: omicidio del coniuge”.
Omicidio Di Tullio – Sceglierà molto probabilmente un rito alternativo a quello ordinario la difesa di F.T., il 60enne che ha confessato di aver sparato a Gabriele Di Tullio credendo che fosse un cinghiale. Il 54enne stava cogliendo il granturco nella campagna di famiglia, a Casalbordino, quando è stato colpito a morte dai colpi sparati dal fucile del cacciatore nella tarda serata del 29 luglio scorso, in un periodo in cui la caccia è chiusa. Il reo confesso, in preda al panico, è fuggito a Genova. Poi è tornato in paese per costituirsi. I carabinieri gli hanno sequestrato tre fucili da caccia e 1500 munizioni. La difesa, rappresentata dall’avvocato Giovanni Cerella, contesta l’accusa di omissione di soccorso, sostenendo che ormai la vittima era già morta e nulla avrebbe potuto il bracconiere per salvare Di Tullio. I due si conoscevano. La famiglia del defunto, rappresentata dall’avvocato Pompeo Del Re, si costituirà parte civile e chiederà il risarcimento dei danni.
Coltellate a Vasto Marina – Più di un giudice è in malattia nel periodo dei primi malanni di stagione. Rinviata al 15 gennaio prossimo l’udienza sul fatto di sangue che si verificò a Vasto Marina nella notte del 7 marzo 2010, quando un giovane fu accoltellato e poi ricoverato d’urgenza all’ospedale Renzetti di Lanciano. L’accusa ha chiesto che vengano ascoltati diversi testimoni, cosa che avverrà nella prossima udienza.