Come band sono sulla scena musicale da poco più di un anno, ma loro suonano da tanti, tanti anni. Si sono incontrati e così sono nati i Nectarines. La formazione attuale comprende Angelo Ciavatta , al basso e voce, Fabio Tumini, chitarra e voce e Cristian Piccoli, batteria e voce.
Com’è nata questa formazione?
Angelo. Ci siamo incontrati io, Fabio e altri ragazzi della zona, più o meno a giugno del 2011 con l’idea di suonare nei locali della zona più che altro con un repertorio di cover. Anche se suoniamo brani di altri, lo facciamo in un modo comunque personale, abbastanza originale. Non ci è mai piaciuta l’idea di riproporre tutto uguale. La base di partenza sono i classici della musica d’oltremanica e oltreoceano dagli anni 60 ad oggi. Dopo un po’ è arrivato anche Cristian e ci siamo messi sotto con il lavoro, fino ad arrivare a questo disco.
Il nome Nectarines c’entra qualcosa con le pesche di San Salvo? Sembrerebbe più una scelta per una band un po’ goliardica.
Fabio. E’ assolutamente così. Ci è venuto in mente questo nome in sala prove e ci è sembrato simpatico. Potrebbe sembrare un approccio meno serio.
Angelo. Cerchiamo di fare le cose serie partendo però dal presupposto che divertirsi è una sorta di missione, suoniamo per puro piacere.
Fabio. Ma perché esistono ancora le cose serie?
Eseguite cover dandogli però un vostro tocco personale. Questo vi ha portato poi a passare a canzoni inedite?
Angelo. Siamo nati come la classica “band da festa”. Poi abbiamo tirato fuori una serie di brani inediti, ma è stato abbastanza naturale tra di noi. C’era del materiale pronto scritto da Fabio, ci siamo messi in sala prove e li abbiamo arrangiati insieme. E, dalla classica band che fa canzoni di altri, abbiamo tirato fuori diverse identità.
Le etichette stilistiche lasciano un po’ il tempo che trovano, ma servono per dare qualche indicazione. Voi come vi definite?
Fabio. Direi che siamo rock and roll. Mischiamo molto gli stili del rock con tante cose diverse. In questo primo disco, “Backpacker songs” ci piaceva questo concetto del “solare”. Ma siamo proiettati già proiettati verso il nuovo lavoro, che sarà molto diverso da questo. Ci piacerebbe fare un discorso di continuità tra dischi. Diciamo le “quattro stagioni”. Abbiamo esordito con questo che è solare come tipo di sound. Il successivo può esser autunnale. Vedremo.
Fabio, sei l’autore dei brani inediti dei Nectarines. Non è una nuova esperienza per te, visto che nella tua esperienza con La Differenza hai firmato diverse canzoni. Questo stile rock è una tua nuova dimensione o un rigetto per quella di prima?
Fabio. Il sound attuale viene fuori da tante esperienze diverse che ho avuto in giro. Io spero che chi ascolta il disco possa vedere dei paesaggi che io ho sempre avuto in mente quando mi sono messo a scrivere. La musica deve evocare certi ambienti. Non è un rigetto per quanto fatto prima, io mi diverto a vivere esperienze diverse, senza etichette.
Il batterista che canta anche non è così frequente. Cristian come sei entrato ne Nectarines?
Cristian. Li conoscevo già e il loro batterista era andato via. Così Fabio mi ha chiesto di entrare nella band. Mi hanno accolto subito alla grande e devo dire che è proprio una bella esperienza.
Già dal primo impatto il vostro disco si presenta molto bene. In questa fase del vostro percorso è un investimento che avete scelto di voler fare. Perché spendere i propri soldi in un progetto discografico?
Fabio. Molte band si trovano a firmare delle specie di contratti che fantomatiche etichette propongono. Noi abbiamo fatto tutto in autoproduzione. Voglio specificare che questa produzione è molto economica e poi abbiamo investito esclusivamente i soldi ricavati dai concerti. Tutti e tre lavoriamo e nessuno di noi ha messo un euro del proprio lavoro in questo progetto. Questo è importante perché molte band si trovano a spendere migliaia di euro per registrare delle tracce che saranno parcheggiate in qualche scaffale. Io penso che una band debba autoprodursi e cercare di fare con il concetto “Do it yourself”.
Angelo. E’ una bella soddisfazione dire “faccio dei concerti per divertirmi, mi piace, mi faccio conoscere e mi finanzio”. Ti ritrovi questo lavoro tra le mani e sei contento perché ce l’hai fatto.
Cristian. Per noi è stato molto importante fare tutto da noi. I giovani musicisti non devono credere alle favolette che si raccontano in giro e alle false promesse. Bisogna sudare e darsi da fare.
Oltre al piacere di suonare certamente avete degli obiettivi da voler centrare.
Angelo. Abbiamo degli spiragli già aperti, questo è uno dei frutti più belli che ci ha dato questo disco. Infatti siamo in contatto con una produzione siciliana, per una futura uscita. Ma per ora teniamo tutto segreto, anche per scaramanzia. Stiamo scrivendo materiale nuovo, con un sound diverso da quello attuale, direi quasi parallelo. I nuovi brani saranno più aggressivi e tra l’altro saranno in italiano.
Uno dei luoghi comuni della musica dice che l’italiano non si adatta al rock. E’ davvero così?
Fabio. La lingua del rock è quella che tu parli tutti i giorni. Secondo me non ne esiste una preferita, può essere benissimo anche l’italiano. Anzi, avendo le vocali finale, l’italiano risulta ancor più granitico.
Sulla copertina del disco c’è il messaggio “Parental advisory”. Cosa c’è di così “pericoloso” nel disco?
Fabio . E’ un gioco. Trattiamo dei contenuti anche spinti, nel senso che critichiamo in maniera forte la situazione dell’Italia. Non ci sono tantissime parolacce. Ma è più che altro è una provocazione. Ci piace giocare, ma questo non vuol dire che non siamo seri.
Angelo spiega. Tognazzi diceva. “Quando scherzo bisogna essere seri”.
Fabio. E’ un po’ come i Backtheory, una band di amici nostri. Sono serissimi ma scherzano tantissimo. Ora stiamo collaborando con loro, faremo delle cose insieme in futuro. Nel prossimo video, che è in uscita, c’è anche un supereroe. Qualcuno, vedendo le foto delle riprese, ha scritto anche che esistono dei fantomatici supereroi sguinzagliati per San Salvo.
Il disco è anche un mezzo per promuoversi fuori dal proprio giro e suonare in giro.
Angelo. Le conoscenze sono quasi fondamentali. Avere un disco pronto, incellofanato, credo sia un buon biglietto da visita in generale. Anche caricare le canzoni su Youtube. In generale serve avere una rete capillare di conoscenze e, perché no, sfruttare internet. Per gennaio, febbraio dovremo avere dei live in nord Italia e stiamo puntando anche sul Nord Europa, Berlino, Londra.
Impegni per l’immediato?
Fabio. Oltre a continuare a lavorare ai nuovi pezzi cercheremo di suonare molto. Una cosa molto interessante sarà quella di suonare in due feste private, una laurea e un compleanno. Questo ci piace molto. Da tante parti c’è questa abitudine di far suonare band nelle feste private. Non che abbiamo qualcosa contro i dj che abitualmente animano le feste, sia chiaro. Però questa esperienza dei “private party” è davvero particolare. In rete ci sono video anche di band molto famose con esibizioni fantastiche in feste private. E così ci siamo detti perché no?
Nectarines su facebook (clicca qui)
Per ascoltare i brani (clicca qui)