La parola passa al Tribunale del riesame dell’Aquila. E’ lì che gli avvocati Giuseppe Ciccarelli e Giovanni Cerella hanno presentato la richiesta di remissione in libertà di P.R., 53 anni, vastese, l’impiegato delle Poste finito agli arresti domiciliari l’11 ottobre perché accusato di aver rubato 15mila euro dalla cassaforte del settore Poste impresa dell’ufficio postale centrale di Vasto.
I giudici del capoluogo decideranno il prossimo 12 novembre, a distanza di un mese e un giorno dal provvedimento restrittivo.
Accusato di peculato, l’uomo, che nelle scorse settimane era stato già raggiunto da un avviso di garanzia e spostato dall’amministrazione postale in un ufficio di Chieti, è stato posto ai domiciliari l’11 ottobre su ordinanza di custodia cautelare emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Vasto, Anna Rosa Capuozzo, e notificato dai carabinieri del capitano Giancarlo Vitiello.
Il gip ha già detto no al ritorno il libertà dell’indagato, che “respinge le accuse. Nell’interrogatorio, dinanzi al magistrato ha negato di essere lui il responsabile dell’episodio che gli viene contestato”, afferma Cerella. “Le immagini della videosorveglianza interna? Non registrano il nostro assistito vicino alla cassaforte. Non dimostrano che è stato lui ad aprirla e a prendere il denaro”.
Le indagini – Così l’11 ottobre, giorno dell’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari, il capitano dei carabinieri di Vasto, Giancarlo Vitiello, ricostruiva le indagini, coordinate dal procuratore capo, Francesco Prete: “Il reato contestato è quello di peculato per essersi appropriato di una somma di circa 15mila euro sottraendola dalla cassaforte di Poste Imprese.
Il fatto si sarebbe verificato il 31 agosto di quest’anno e le indagini hanno richiesto una serie di complicate attività tecniche per giungere all’identificazione del presunto responsabile. In realtà quello del 31 agosto non è stato l’unico ammanco verificatosi presso le Poste centrali di Vasto giacché nel recente passato ve ne erano stati almeno altri tre.
Nel corso delle investigazioni, l’abitazione dell’indagato è stata sottoposta a perquisizione e i militari hanno sequestrato una somma di denaro contante ritenuta collegata al delitto.
Gli accertamenti hanno messo in evidenza che l’indagato non si trova in difficoltà economiche anzi, ha un elevato tenore di vita, è proprietario di beni (mobili e immobili) e sino a poco tempo fa, era anche titolare di una Porsche Cayenne“.
Dagli uffici delle Poste sarebbero sparite anche altre somme di denaro: “Le indagini sono ancora in corso per risalire agli autori degli altri ammanchi denunciati”.