“La Pilkington sia autogestita dai lavoratori. Chi affronta tutti i giorni i problemi della fabbrica sa come risolverli e come risparmiare. Ad esempio, tagliando il numero dei dirigenti”. A lanciare la proposta provocatoria è Domenico Ranieri, segretario provinciale della Confederazione Cobas.
“Abbiamo più volte denunciato pubblicamente che non ci piace come è organizzata l’attuazione dei contratti di solidarietà”, polemizza il sindacalista riferendosi all’accordo siglato dall’azienda che produce vetro per auto nella zona industriale di San Salvo con Cgil, Cisl e Uil. Lavorare meno, accettando una riduzione dello stipendio (-20% della paga base), ma lavorare tutti, evitando licenziamenti: questo prevedono i contratti di solidarietà, cui sempre più fabbriche stanno facendo ricorso nel Vastese. In particolare nel settore automobilistico, dove la crisi è pesantissima. Nel metalmeccanico, il segretario provinciale della Fiom-Cgil, Mario Codagnone, ha più volte auspicato il ricorso a queste forme di contrattazione collettiva per salvare i mille posti di lavoro a rischio tra le tute blu.
“Ma non è giusto che alla Pilkington si faccia una disparità di trattamento tra gli operai, che sono costretti a rimanere a casa per intere settimane, quadri e impiegati, che invece rimangono fermi solo per 3-4 giorni e possono scegliere quando non lavorare”, attacca Ranieri. “Inoltre, mentre in solidarietà vengono collocati anche gli autisti, a svolgere i lavori di movimentazione delle merci vengono chiamate ditte esterne. E questo non credo che consenta un risparmio. Non cadiamo nelle provocazioni di chi ci accusa di essere il sindacato del no e di non saper avanzare proposte concrete. Non veniamo mai invitati al tavolo di confronto e, in questa scelta di escluderci, c’è lo zampino dei sidnacati confederali. Se fossimo messi in condizione di conoscere le proposte dell’azienda, potremmo valutarle ed elaborare soluzioni alternative. La Pilkington sia autogestita dai lavoratori”.