Stipendi in ritardo nel Vastese per centinaia di lavoratori del settore metalmeccanico. La situazione si fa sempre più grave. Lo denuncia la Fiom-Cgil attraverso il leader provinciale delle tute blu, Mario Codagnone.
“Nella provincia di Chieti esistono tante realtà produttive in forte crisi. Servono tanti investimenti pubblici e privati per un piano del lavoro e di rilancio. Bisogna fare un buon contratto per avere salari dignitosi e diritti costituzionali in tutti i luoghi di lavoro (regole, diritti e libertà). Chi utilizza la crisi per schiavizzare i lavoratori e non li fa lavorare in sicurezza, non merita di stare in un consesso civile”, afferma il segretario generale della Fiom di Chieti.
La crisi – “Se la Sevel investe risorse e riduce di un giorno la cassa integrazione programmata per la prossima settimana è un fatto positivo che speriamo possa preludere a volumi produttivi sempre più stabili. Nello stesso tempo siamo fortemente preoccupati e impegnati a costruire insieme alla RSU un piano industriale per la salvaguardia dell’occupazione ed il rilancio della Honda di Atessa che ha annunciato tagli pesantissimi.
I contratti di solidarietà – “La preoccupazione che centinaia di lavoratori possano perdere il posto di lavoro è fortemente presente anche nel Vastese. Troppe situazioni di sofferenza e ritardi di pagamenti degli stipendi che fanno vivere in forte difficoltà tante famiglie. La nostra battaglia è finalizzata a evitare i licenziamenti. Con la fine dell’utilizzo della cassa integrazione ordinaria e straordinaria, possiamo e dobbiamo far utilizzare dalle imprese i contratti di solidarietà per salvaguardare l’occupazione e permettere alle aziende di investire su piani di rilancio produttivo.
Oltre alla trattativa in corso con la Denso su come poter utilizzare i contratti di solidarietà, è aperto un confronto con la Robotec e la Gir Sud di Gissi (circa 200 dipendenti, a maggioranza donne) per applicare anche in queste aziende i contratti di solidarietà, data la situazione sempre critica sul piano dei volumi produttivi e per far lavorare tutti senza nessun licenziamento”, è la soluzione-tampone individuata da Codagnone.
“Al di là della necessità di un ruolo più forte delle Istituzioni sul tema del lavoro, degli investimenti e del miglioramento delle infrastrutture, le imprese, a cominciare da quelle più grandi, devono continuare a fare sacrifici e rinunciare a parte dei loro profitti per consolidarsi nei nostri territori; non devono delocalizzare le attività”.