Lo abbiamo visto correre scalzo domenica scorsa, in occasione della “Tapasciata” da Vasto a Cupello. Il paragone con Abebe Bikila, che vinse la maratona di Roma 1960 senza scarpe, è quasi banale e scontato. Ma Tonino Bevilacqua, alla soglia dei 70 anni, “e mi sento benissimo”, come dice lui, è molto più di queste foto in cui corre senza scarpe.
Il motto della Pgs Atletica, “Non vivere per correre, ma correre per vivere” descrive perfettamente la sua storia. “Ho iniziato a correre nel 1976. Da giovane ho avuto seri problemi di salute. Avevo un bar e quel tipo di attività mi stava distruggendo. Era una vita molto stressante e così mangiavo, bevevo, fumavo. Tutto questo mi provocava cardiopatia, e forti reazioni allergiche. A un certo punto – racconta Tonino- ho deciso di pensare alla mia salute”. Così ha venduto il bar ed è andato a lavorare alla Magneti Marelli. “Non potevo andare oltre con quella vita. Andai a Milano, in una clinica dermatologica. Dopo una settimana in cui mi fecero molte analisi, il medico mi chiese. Bevilacqua, ma lei suda? Io ci pensai e in effetti non sudavo. Allora lui mi disse che quando tornavo a casa avrei dovuto trovare il modo di sudare. Una volta arrivato a Vasto, a casa accesi la tv e proprio in quel momento vidi un maratoneta che tagliava il traguardo tutto sudato. Mi si accese la lampadina. Ho iniziato a correre e non ho più smesso”.
Da allora sono passati 36 anni, in cui Tonino ne ha percorsi davvero tanti di chilometri. “A me ha fatto benissimo, ecco perchè invito tutti a correre”. Da quel gruppo di amici che condivideva la passione per la corsa negli anni 70 nacque la Podistica Vasto. “Chiedemmo al sindaco Notaro di poter utilizzare la struttura del Parco Muro delle Lame. Allora era solo una baracca utilizzata come punto d’appoggio mentre costruivano dei silos per la raccolta delle acque. Oggi, che di soldi ce ne sono pochi, per fortuna ci sono un po’ di persone che si impegnano a tenere questo posto in ordine”.
Il segreto di Tonino è tutto nella forza di volontà. “Quando ho un problema lo risolvo con la testa. Mi convinco che deve passare e così è”. In questo modo è nata l’esperienza di correre scalzo. “Durante la preparazione di una maratona ho avuto problemi alla cartilagine e mi sono bloccato completamente. Mio figlio mi portò da un medico di San Benedetto, che mi disse che dovevo appendere le scarpette al chiodo. Figuriamoci se l’ho ascoltato!” Così, leggendo su una rivista medica portatagli dalla figlia degli articoli sull’agopuntura e sul fatto che gli orientali camminano senza scarpe per risolvere alcuni problemi, Tonino ha la nuova intuizione. “Ho iniziato a camminare scalzo, al mare. Ma con la convinzione che dovevo guarire dal mio problema. E così è stato. I mali li ho sempre tolti con la testa. Ovviamente quelli che si può, certamente su alcuni gravi non si può fare niente. Però ora sono 4 mesi che ho problemi ad un ginocchio e, sempre con la mia convinzione, sembra stia passando anche questo”.
Domenica ha corso scalzo insieme ai Tapascioni. Ma non è la prima volta. “Io mi trovo bene a correre senza scarpe. E’ il piede che trova la sua strada senza farsi male. Qualcuno magari pensa che voglio fare il guappo, come si dice da noi, ma non è così. Ho corso scalzo anche in altre occasioni, in particolare per andare a San Giovanni Rotondo, visto che sono devoto di Padre Pio”.
Tonino è contento nel vedere che sempre più persone si appassionato alla corsa. “Ma dobbiamo fare molto di più per convincere quelli che stanno a casa in poltrona. In questo gruppo dei Tapascioni ci sono Nicola (Delli Benedetti) e Altieri, che si danno molto da fare. Mi hanno fatto presidente onorario, ma non è che ci tengo molto a queste cose”.
Sulla competizione agonistica ha la sua idea. “Bisognerebbe correre più sereni. Alle Olimpiadi sono in pochi ad arrivarci. Se la corsa la si prende troppo seriamente poi diventa uno stress. Invece è una cosa bellissima. Io cerco di convincere tutti quelli che incontro ad iniziare. Poi, quando iniziano, mi ringraziano perchè scoprono questo sport che fa tanto bene”.