Franco, 42 anni, da un anno nel carcere di Vasto. E’ stato arrestato nel 2009, per un reato di ricettazione che risaliva al 2000. “Poi avevo smesso, perché quando hai la famiglia non puoi andare avanti a fare certe cose”. Però alla fine la giustizia ha fatto il suo corso ed ora si trova a scontare una pena fino al 2018. Lui è uno dei detenuti impegnati nelle attività lavorative.
“Fuori facevo l’elettrauto in un’officina- racconta Franco-. Qui mi sono messo a disposizione dell’amministrazione penitenziaria. Si fa quello che c’è da fare. Ad agosto ho lavorato nella cucina, oggi faccio l’elettricista e poi una serie di altri lavori tecnici. Poi ho fatto il corso di apicoltura, di inglese. Devo dire che questa struttura funziona bene, il direttore ci fa sentire più liberi (se così si può dire). Ho ricevuto anche un encomio per il teatro -dice con orgoglio-, iO mi occupo della parte elettrica, delle luci e tutto il resto”. Franco è uno dei detenuti che, per l’articolo 21, possono muoversi e lavorare all’interno delle mura di cinta e negli spazi esterni, come il giardino, accompagnati da un educatore.
“Io gli errori li ho fatti. Quando sono venuti i carabinieri a casa, ho parlato con i miei due figli, spiegando loro che erano reati vecchi, che negli ultimi anni mi ero comportato bene, e poi mi sono consegnato. Io ho due figli, una ragazza di 17 anni, che è la mia forza, e un maschietto di 13. Anche mia moglie sta soffrendo. Vorrebbero che io torni a casa”, dice lui con un velo di malinconia. Oltre che con il pensiero rivolto ai suoi cari, Franco cerca di far passare le giornate con le opportunità di lavoro. “E’ un modo di far passare il tempo qui dentro e anche per poter cercare di andare avanti quando sarò uscito. Poi quei soldi che guadagno con questi lavori servono anche per le piccole necessità che possono esserci”.
Il sogno più vicino si chiama semi-libertà, che potrebbe permettergli di essere un po’ più vicino alla famiglia e di cercare di muovere i primi passi nel reinserimento nella società. “Ho sbagliato e sto pagando -dice lui-. La mia famiglia mi manca e io manco a loro. Meno male che sono forti”.