Ventiquattro novembre e 29 gennaio. Sono le due date cruciali delle indagini sull’omicidio di San Salvo. Le ha stabilite stamani, dopo le 13, il Gip del Tribunale di Vasto, Stefania Izzi, al termine della prima udienza sull’incidente probatorio, tenutasi nell’aula Gup al piano terra del palazzo di giustizia di via Bachelet. C’era anche Vito Pagano. Il 28enne sansalvese è in carcere dalla vigilia di ferragosto. Nelle scorse settimane era stato trasferito per motivi di sicurezza dal penitenziario di Torre Sinello a un altro carcere abruzzese.
E’ Stefano Ferracuti, professore di psicologia clinica presso l’Università La Sapienza di Roma, il consulente tecnico d’ufficio scelto dalla Procura. I ctu nominati dal giudice per le indagini preliminari sono due: la psichiatra teramana Maria Cinapro e Vittorio Sconci, direttore del Dipartimento di salute mentale dell’Aquila.
Sono cambiati, invece, rispetto alla vigilia i due periti di parte civile: Cristian D’Ovidio e Massimo Di Giannantonio, docenti dell’Università di Chieti sono stati nominati dagli avvocati Giovanni e Antonino Cerella, che rappresentano la famiglia Paganelli. Avevano annunciato altri due nomi, ma “abbiamo revocato la delega perché, visti i loro impegni, non potevano garantire la presenza in udienza”. Un gruppo di familiari della vittima, tra cui Valentino, il fratello molto noto a San Salvo per essere stato presidente della squadra di calcio e consigliere comunale, ha assititito alla seduta a porte chiuse.
Per i legali della difesa, Clementina De Virgiliis e Fiorenzo Cieri, l’esperto indicato di stilare la perizia di parte è Vincenzo Vecchione, già consulente a Campobasso del processo a carico di Angelo Izzo, il killer del Circeo.
“Ci riserviamo anche noi di nominare un perito”, annunciano uscendo dal Tribunale Andrea Chierchia e Giuseppe Piserchia, avvocati di Gelu Chelmus, il 31enne rumeno sottoposto a fermo di polizia giudiziaria il 14 agosto scorso e rilasciato alla mezzanotte del 15. “Se fosse confermata la capacità d’intendere e di volere, significherebbe che Pagano avrebbe fatto consapevolmente il nome del nostro assistito, che è spuntato fuori dalla visione delle foto segnaletiche. A quel punto, ci costituiremmo parte civile riguardo all’accusa di calunnia”, dice Piserchia. “Dalle analisi del Ris non risulta assolutamente nulla a carico del nostro cliente”.
“Il Gip ha fissato due date”, conferma Chierchia. “Il 24 novembre inizieranno le operazioni peritali e il 25 gennaio si terrà in Tribunale la discussione sugli esiti delle perizie”.
Ieri. La vigilia – L’accusato era capace di intendere e di volere quando è entrato nella casa della vittima? E’ attualmente pericoloso? Le sue condizioni di salute sono compatibili col regime carcerario? A queste domande dovranno dare risposta i sette esperti (tra consulenti tecnici d’ufficio nominati dalla magistratura e periti di parte) chiamati a partecipare all’incidente probatorio, tappa decisiva nelle indagini sull’omicidio di San Salvo.
Nelle prime ore del 14 agosto scorso Albina Paganelli, 68 anni, è stata massacrata a coltellate nella sua casa di via Fedro. Di quell’omicidio è indiziato Vito Pagano, 28 anni, sansalvese finito in carcere nella sera della vigilia di ferragosto al termine di una giornata di indagini compiute dai carabinieri e coordinate dai sostituti procuratori Giancarlo Ciani ed Enrica Medori.
Le analisi del Ris, reparto investigazioni scientifiche di Roma, hanno rivelato che Pagano era nella casa della Paganelli. Impronte e materiale biologico sono stati trovati sui reperti esaminati nei laboratori della capitale: un coltello da cucina con lama superiore ai dieci centimetri, due banconote (una da 50 euro, l’altra da 10) sporche di sangue come le scarpe dell’indiziato. “Ma in casa c’erano anche altre impronte. Incaricheremo un esperto di esaminare la relazione del Ris”, ha annunciato subito dopo essere venuta a conoscenza del responso Clementina De Virgiliis, che insieme al suo collega Fiorenzo Cieri compone il collegio difensivo di Pagano.
Accusa e difesa si troveranno davanti al crocevia in cui si determina la direzione che prenderà questa vicenda giudiziaria. Il giudice per le indagini preliminari, Stefania Izzi, ha fissato per le 12 e mezza in Tribunale l’incidente probatorio. Di fronte si ritroveranno, oltre che magistrati e avvocati, anche i periti che dovranno determinare se quella notte Pagano era capace d’intendere e di volere. “L’incapacità totale comporta la non imputabilità. In quel caso, il nostro assistito non potrebbe essere condannato”, ipotizza Cieri. “Se, invece, gli fosse riconosciuta l’incapacità parziale, allora potrebbe ottenere una forte riduzione della pena”.
Una tesi cui si oppongono gli avvocati Giovanni e Antonino Cerella, che rappresentano la parte civile: i familiari di Albina Paganelli, che si costituiranno in giudizio e, in caso di condanna, potranno chiedere anche il risarcimento del danno. “Secondo noi – sostengono i legali – Pagano non solo era capace di intendere e di volere, ma ha commesso un omicidio con l’aggravante della premeditazione, come dimostrano il fatto che si sia portato con sé un coltello e i suoi tentativi di depistare le indagini accusando altre persone”. L’aggravante della premeditazione può far scattare la pena massima. L’ergastolo. Ipotesi che la difesa, dal canto suo, respinge.
Rimangono indagati anche Gelu Chelmus, rumeno di 31 anni sottoposto a fermo la sera del 14 agosto e scarcerato alla mezzanotte del 15, e G.G., 35 anni, sansalvese, difeso dall’avvocato Marisa Berarducci. E’ stato Pagano a fare i nomi di entrambi durante gli interrogatori dei primi giorni dell’inchiesta. I legali di Chelmus, Giuseppe Piserchia e Andrea Chierchia, annunciano che “ci costituiremo parte civile riguardo all’accusa di calunnia che pende su Pagano”. La battaglia legale è lunga. Questo è solo l’inizio.