Non appagato dalla sua prima avventura come dirigente della Pro Vasto, dalla stagione 2004/05 al 2009/2010, Luigi Salvatorelli è tornato in società come vicepresidente esecutivo della Vastese Calcio 1902 per dare il suo contributo, economico e di esperienza. “Quelle stagioni sono state bellissime – dice oroglioso – annate magnifiche, coronate dal titolo di Campioni d’Italia conquistato nel 2009”.
A proposito, quella coppa dov’è finita?
Dovrebbe averla l’ex presidente Crisci, ma non credete che si tratti di chissà cosa, non è niente di che, anche noi pensavamo a qualcosa di speciale, invece è un normale trofeo, in più ci diedero 20 medaglie per gli atleti, tutto qui. Il grande valore è nel prestigio del risultato raggiunto più che nella coppa.
Nel frattempo cosa ha fatto?
Dopo aver vissuto quegli anni stupendi, con momenti belli, ma anche brutti, dei quali non rinnego assolutamente nulla, questo periodo di stop forzato è stato utile, mi sono potuto rilassare e purificare dall’intensità del calcio, perché anche se fatto a quei livelli, portava via comunque tanto impegno, tempo e sacrificio.
Poi un giorno ha deciso di ricominciare e iniziare questa nuova esperienza.
Mi ha chiamato Antonio Prospero che mi ha detto scherzando, ma non troppo, che non potevo assolutamente far parte di quelli che non avevano fatto nulla per la rinascita del calcio a Vasto. Mi ha chiesto di entrare in questa nuova società, perchè secondo lui avevo i modi e l’esperienza giusta e dovevo aiutarlo.
E le ha offerto la presidenza.
Sì, ma non me la sono sentita, ci vuole tanto impegno e con il mio lavoro, che a volte mi prende quasi tutta la giornata, non ci sarei riuscito, ma ho dato la mia disponibilità a seguire il progetto, così abbiamo iniziato.
Se lo aspettava?
Per fare tutto questo è necessaria la passione, ma non ci pensavo più, all’inizio credevo che qualcuno avrebbe fatto qualcosa, invece non si è mosso nulla, oppure che sarebbe stato il Vasto Marina a cambiare nome, ma dopo due anni non si era verificato niente di concreto, così ci siamo messi in moto noi.
Chi ve lo ha fatto fare?
Passione, solo ed esclusivamente la passione. Ognuno ha la sua, c’è chi va a pesca la mattina presto, noi invece amiamo il pallone. La mia famiglia è da sempre legata a questo sport, è un qualcosa di genetico, mio nonno è stato presidente della Pro Vasto ai tempi di Mileno, abbiamo sempre masticato calcio, fa parte del nostro dna, ce l’abbiamo dentro.
E come ha fatto in questi ultimi due anni?
Non mi dire niente, la domenica quando dopo pranzo mi ritrovavo sul divano sentivo che mi mancava qualcosa, ero certamente più tranquillo e rilassato, ma non mi sentivo bene.
Addirittura?
Sì, questa passione ti prende tanto tempo, ci vuole impegno, ma pure se hai tante cose da fare ti permette di scaricarti, parlare di pallone, vivere e respirare un certo ambiente ti fa staccare totalmente dal resto, questo è un vantaggio, ti fa rilassare, ma ti fa anche essere più attivo.
Solo impegno e passione o ci vogliono anche soldi?
In queste categorie il calcio è dispendioso, ma noi non ci sentiamo dei dilettanti, stiamo facendo tutto seriamente, come se fossimo dei professionisti, come quando abbiamo fatto la Serie C. L’impegno economico è meno gravoso, ma i modi e i tempi sono identici, con cinque allenamenti alla settimana e la rifinitura il sabato. Tutto come i professionisti, ci riteniamo tali perché Vasto merita tutto questo.
Quindi fate davvero sul serio?
Certamente, l’obiettivo è riportare Vasto dove merita, in campionati più prestigiosi e più adatti al blasone, alla storia e alla grande tradizione calcistica di questa città. Possiamo fare una buona Serie D, non sarebbe male, ma attenzione, perché con una valida programmazione e senza illudere nessuno ci potrebbero essere in futuro anche altre evoluzioni, con l’ingresso di nuovi imprenditori pronti a darci una mano, non si sa mai.
Dai tifosi cosa si aspetta?
A loro dico di starci più vicini, siamo appena ripartiti, ci teniamo molto ad averli con noi, se fosse possibile ci piacerebbe vedere più gente allo stadio, dobbiamo essere uniti. Vorremmo che tutti si rendessero conto che dopo due anni ci aspettavamo un coinvolgimento maggiore, le gare interne del Pescara qualche spettatore ce lo tolgono, ma siamo ancora all’inizio e siamo fiduciosi. Le critiche vanno fatte quando le cose non vanno bene, ma poi quando queste migliorano bisogna anche dire: ‘e io dov’ero?’.
Che campionato farete?
Di vertice, ma senza promettere nulla. I tifosi vogliono vincere subito, ma a noi mancano i tre punti dell’unica sconfitta e per adesso siamo nelle prime tre posizioni, il campionato è ancora lungo.
La scelta di Baiocco è stata il primo errore di questa nuova società?
Ringrazio il mister e il suo staff per quanto hanno fatto per la rinascita del calcio a Vasto e spero davvero che un giorno ci incontreremo di nuovo per altri progetti ancora più ambiziosi. Con lui ci siamo lasciati bene, è stata una decisione di comune accordo, ha lavorato nel modo migliore possibile e la scelta non è dipesa dalla sconfitta.
Come mai avete scelto Vecchiotti?
Serviva un allenatore che avesse vinto queste categorie e che avesse fatto bene anche in quelle superiori.
Non potevate affidare la panchina a lui dall’inizio?
La figura di Baiocco ci interessava di più, anche come modi di lavoro, che sono più tranquilli, Vecchiotti invece richiede una situazione più forte e poi è inutile nasconderlo, la questione legata al settore giovanile ha influito.
Il vero presidente della Vastese è Luigi Salvatorelli?
Assolutamente no, è Giorgio Di Domenico, è vero, come dice anche lui, che non ha una grande esperienza nel calcio, ma è una persona squisita ed è tra le migliori con cui abbia lavorato, inoltre essendo stato direttore di banca, è attentissimo al bilancio e di questi tempi, una figura come la sua è fondamentale, è quella che ti porta avanti con i bilanci in regola. Ci dividiamo i compiti io mi occupo dell’area tecnica e svolgo funzioni operative, lui invece tratta quella gestionale ed economica.
Qual è stata la trattativa più difficile di questa calda estate?
Nessuna, perché tutti i giocatori, anche quelli di categorie superiori, volevano venire a giocare a Vasto. Questa non è vista come la Promozione, ma è vista come una piazza importante. In molti preferiscono giocare da noi invece che fare l’Eccellenza con difficoltà.
C’è qualche giocatore che avrebbe voluto ingaggiare ma non ci è riuscito?
Marconato, ma non è che non ci siamo riusciti, il discorso è che, a parte il dispendio economico, volevamo prendere un fuoriquota in porta, poi è uscito il nome di Garibaldi e a quel punto non ce la sentivamo di mettere in panchina, anche per qualche volta, uno come Marconato, per fare spazio ad un fuoriquota. Con lui, con tutto il rispetto per tutti, non avremmo avuto avversari, ma forse era un acquisto esagerato per la Promozione. Comunque spero di incontralo presto visto che questa estate ci siamo persi perché in fase di trattativa è partito per partecipare ad un torneo di beach soccer e non ci siamo più sentiti. Forse se fosse rimasto le strade si sarebbero incontrate, non lo so. La nostra è stata un’evoluzione così veloce che abbiamo dovuto allestire una squadra in 15 giorni e portavamo avanti 3-4 trattative al giorno. Non è comunque escluso che in futuro possa tornare a giocare qui. Adesso stiamo bene con Garibaldi.
C’è invece qualche nome che non è mai stato fatto che è stato vicino o che arriverà?
Teniamo sotto osservazione qualche fuoriquota che ci farebbe comodo, ma che non abbiamo fatto in tempo a prendere, vedremo in futuro. Gli altri obiettivi di mercato li abbiamo raggiunti tutti.