Roberto Inglese è nato a Lucera, ma è un vastese di adozione, la sua famiglia vive in città da molto tempo, è un attaccante e il 12 novembre compirà 21 anni. Ha giocato con il Pescara, con 6 presenze e un gol in C1 e una presenza in serie B, per poi passare al Chievo Verona che lo ha girato in prestito al Lumezzane in C1, vicino Brescia, dove è da 3 anni e ha messo a segno 5 reti in 40 presenze. Roberto, come tanti altri promettenti ragazzi di Vasto, ha iniziato nella Pgs, nella “cantera” del mister Michele La Verghetta. “Ma è successo tutto per caso – spiega – un mio amico in terza elementare mi disse di andare a vedere un suo allenamento, io andai, il mister mi vide e mi fece allenare con gli altri. E’ iniziato tutto proprio così”.
Che ricordi hai di quegli anni?
Bellissimi, feci tre anni con la Pgs fino agli esordienti, poi non si riuscì a formare una squadra per la categoria Giovanissimi e andai alla Virtus Vasto con il mister Lucio Rullo. In quei due anni feci benissimo e arrivò la chiamata del Pescara, dove ho giocato per quattro anni, fino ad esordire con la maglia biancazzurra a 17 anni contro il Gallipoli. L’anno successivo vincemmo il campionato e fummo promossi in serie B, dove feci l’esordio alla prima giornata contro il Siena e dopo quella partita mi acquistò il Chievo, che mi ha mandato in prestito al Lumezzane
Che ruolo prediligi?
In questi anni ho imparato a giocare in tutte e tre le posizioni dell’ attacco: centro, destra e sinistra, però fare la prima punta è il ruolo che prediligo di più.
Quel gol con la maglia del Pescara ti ha portato alla ribalta.
E’ stata una bellissima emozione segnare con la maglia del Pescara che lottava per vincere il campionato, ricordo tutto di quel giorno e devo ringraziare l’allenatore, Eusebio Di Franceso, che mi ha permesso di viverlo.
E al Chievo in che ambiente ti sei trovato?
La firma con il Chievo è stato un sogno che si realizzava: avere un contratto con una squadra di Serie A. La cosa che mi ha stupito di più è stata che fin da subito tutta la gente, soprattutto persone del calibro di Giovanni Sartori, uno dei più grandi direttori sportivi del nostro campionato, abbia creduto in me.
Poi è arrivato il Lumezzane, cosa hai pensato quando l’hai saputo?
Trasferirsi a 700 km di distanza da casa a 18 anni non è mai facile, però quando il Chievo mi ha detto che dovevo andare a Lumezzane non ci ho pensato due volte, ho accettato subito perché bisogna fare sacrifici per arrivare in alto.
Come ti trovi?
Bene l’ambiente è spettacolare qui tutti mi adorano e mi voglio bene, ma sopratutto si fa calcio seriamente.
Quali obiettivi hai per il futuro?
Il mio sogno è ovviamente quello di arrivare in Serie A.
Chi sono i più forti che hai incontrato?
Ho giocato in amichevole contro la Roma, è stato bello essere marcati da Mexes e Juan, non capita tutti i giorni. Il più forte con cui ho giocato è l’ex nazionale Aimo Diana.
L’allenatore più importante per la tua crescita?
Eusebio Di Franceso, lo porterò sempre nel cuore, devo tanto a lui sia a livello professionale che morale. Per la mia crescita l’attuale, Gianluca Festa, perché penso che con lui posso fare il salto di qualità.
Qual è la parte meno piacevole della vita di un calciatore?
Gli infortuni, ne ho subiti due e hanno fermato momentaneamente la mia esplosione: la rottura della spalla a Pescara e quella del perone a Lumezzane.
Quante volte torni a Vasto?
Durante l’anno non molte, però l’estate sono sempre lì, non c’è città più bella di Vasto l’estate.
Un giorno giocherai all’Aragona?
Spero che la Vastese torni nelle categorie che merita e perché no, mi farebbe molto piacere indossare la maglia della mia città adottiva.