One For You One For Me è un’associazione benefica di Vasto che è stata fondata nel 2009 da Roberto De Ficis e Paolo Guidone. Una realtà ormai radicata sul territorio che cerca di dare il proprio contributo per aiutare i Paesi in via di sviluppo. L’associazione si finanzia con delle piccole attività di fundsraising, attraverso cene sociali, feste e grazie anche ad alcune imprese locali che inviano piccole somme, alcune regolarmente altre di tanto in tanto, in base ai progetti. I soci sono circa 50, per la maggior parte vastesi, ma c’è anche qualcuno di fuori. I più giovani hanno 18 anni, i più grandi 70, un target abbastanza ampio. Di tutto questo ne abbiamo parlato con Paolo Guidone, vicepresidente di One For You One For Me.
Di cosa si occupa la vostra associazione?
Come associazione gli obiettivi sono quelli di sostenere, nei limiti delle nostre capacità, l’educazione elementare primaria in Marocco, Etiopia, Ecuador. Aiutiamo 700 bambini in varie scuole, ma cerchiamo anche di sostenere l’uguaglianza di genere e fare in modo che possano studiare anche le donne, cosa non è permessa in molte nazioni. Inoltre offriamo la possibilità a chi lo desidera di fare delle esperienze di volontariato internazionale in campi di lavoro.
Cosa può dare un’esperienza simile?
Oltre ad essere un’esperienza forte che resta per sempre, con tutti i vantaggi che il volontariato può dare, in primis a noi, si tratta di un modo per visitare dei Paesi e di conoscere gente, ma è anche un importante scambio culturale. Chi ultimamente è andato in Marocco ha trovato una nazione diversa da quella che si aspettava, quindi è anche utile per abbattere certi stereotipi. Un altro aspetto è che ci si mette di fronte ad una cultura diversa dalla nostra e quindi c’è anche una certa apertura culturale.
Qual è stato l’ultimo progetto che avete organizzato?
Sei persone sono andate in Marocco per un’esperienza di volontariato internazionale, sono rientrati a metà settembre, hanno trascorso quel tempo in un orfanotrofio pediatrico, aiutando gli assistenti della zona, dando il latte ai bambini, ma anche facendoli giocare.
In precedenza invece di cosa vi siete occupati?
In passato siamo riusciti a realizzare diversi progetti, abbiamo costruito un sistema di acqua potabile in Etiopia. In quella zona c’era una scuola senza acqua, gli studenti per bere dovevano andare a piedi in posti lontani, perdevano molto tempo e la giornata scolastica durava parecchio, così i genitori non li mandavano più a studiare perché tornavano tardi, si stancavano e non potevano aiutarli a lavorare. Adesso abbiamo migliorato le condizioni igieniche, sono aumentati gli iscritti e i genitori sono soddisfatti. Inoltre, sempre in Etiopia, abbiamo comprato computer, fotocopiatrice e stampante in modo che i maestri possano stampare i libri autonomamente, c’erano molti testi vecchi e non tutti li potevano avere, così adesso sono facilmente reperibili e a disposizione di tutti. In Ecuador abbiamo portato internet e organizzato un corso di informatica base per i bambini di strada.
Il prossimo obiettivo?
Puntiamo ad andare in Etiopia, ma non è semplice, sia per organizzare, la comunicazione con il posto avviene in maniera molto lenta, ma anche perché si tratta di luoghi ancora molto estremi. Qui c’è la scuola di Mateba che è stata abbandonata e la vogliamo ricostruire. Era un luogo che univa due tribù rivali, poi qualche anno fa un componente di una tribù è stato ucciso da uno dell’altra e la scuola è stata chiusa. Ci andavano anche le bambine, ma poche.
Con quali propositi andrete avanti?
Continueremo comunque ad operare prevalentemente su due aspetti: dare un contributo, anche se piccolo, per l’istruzione, perché con l’istruzione le popolazioni possono crescere e migliorare e se questo succede cambia anche il loro futuro e avviare le persone al volontariato internazionale.
Per chi fosse interessato a saperne di più sull’associazione One For You One For Me il sito da consultare è www.oneforyouoneforme.org.